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Via Crucis riflessioni e immagini di google

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Via Crucis

È di nuovo quaresima, e con la quaresima nelle parrocchie, nelle comunità o singolarmente ricomincia quello che si chiama il pio esercizio della Via Crucis … Un ripensare il culmine del mistero cristiano, della fede cristiana, che è una fede materialista e non spiritualista che crede nella generazione della Parola dal Pensiero, dalla Mente di Dio, di questa Parola che si fa Carne, come abbiamo festeggiato poco più di un mese fa, perché attraverso la Carne e la Parola riscoprissimo, entrassimo nel Pensiero di Dio. Questo cammino meraviglioso del Verbo ha avuto il suo culmine nella Via Crucis, raccontata in tutti e quattro vangeli, anzi nel quarto Vangelo è circa la metà del testo se si considera l’ultimo discorso di Gesù nell’ultima cena.

Immagino gli Apostoli, le donne, i primi cristiani di Gerusalemme, ripercorrere  le strade della via Crucis dove Gesù visse i suoi momenti più difficili, dove pur rimanendo Dio era come se Dio non fosse (kénosis), come fosse solo uomo, l’unico uomo capace di sperimentare fino in fondo l’abbandono totale da parte di Dio.

Credo che nessun mistico o santo che sia, abbia mai potuto e possa mai vivere quello che ha vissuto Gesù e non solo durante la via Crucis. Gesù che chiede ad ogni uomo di vivere la sua vita, il suo più o meno grande fardello di sofferenze, in comunione con le sue, come diceva San Paolo, che di sofferenze ne conobbe moltissime, completare con i propri patimenti, le sofferenze di Cristo. E pensando a quello che Gesù ha vissuto come non pensare ai martiri per mano dell’Isis, bambini innocenti bruciati in una gabbia ed esposti al tam tam della rete come orrendo spettacolo, donne catturate e rese schiave, i copti cristiani vestiti di arancione e senza processo alcun condannati allo sgozzamento solo per il fatto di essere Cristiani, popolazioni intere della Siria e dell’Iraq e della Nigeria sotto l’attacco di una violentissima persecuzione,  non ci ricordano la totale innocenza di Gesù che tra membri del sinedrio, Pilato, Erode, e folla aizzata, viene condannato al patibolo mentre il colpevole Barabba ritrova la sua insperata libertà.

E mentre lo vediamo cadere ben tre volte, non pensiamo a tutti i peccati che abbiamo commesso?

Le calunnie, la malizia, la concupiscenza e soprattutto la mancanza di perdono, come siamo bravi nel dire ‘Sì lo perdono, ma se lo vedo non lo saluto nemmeno’ e cosi via. Noi arroganti e Lui li a barcollare e cadere per terra, noi gaudenti, incapaci di fare il benché minimo sacrificio e lui flagellato fino a quasi morire sotto i colpi e poi deriso, schiaffeggiato e coperto di sputi e costretto a portare una corona di spine che ad ogni minimo urto gli creava dolori atrocissimi alla testa con quelle spine pungentissime.

La figura di Maria che lo incontra e lo consola, non attenua il dolore, anzi si può immaginare come il dolore della Madre aumentasse a dismisura il suo, avrebbe potuta allontanarla, mandarla a Nazaret affidandola prima al discepolo amato,  per poi presentarsi risorto e risparmiarle persino la notizia della morte, ma questo non era il volere del Padre che la volle e  la vuole corredentrice. La Madre continuò a soffrire dopo la morte di Gesù con quel colpo di lancia e quel terribile sabato santo, fu il primo perfetto imitatore di Cristo.

Vorremo tutti noi essere, ripercorrendo le stazioni della Via Crucis, come il cireneo, già della Cirenaica una regione della martoriata Libia, ed aiutare, almeno per un po’ Gesù a portare la croce, ma nella realtà è il contrario è Lui, il vero cireneo che ci aiuta a portare la nostra di croce, per tutto il tempo della nostra vita.

Forse è arrivato il momento che anche noi volgiamo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto, forse è arrivato il momento che il mondo lo faccia, che capisca che non ci può essere pace senza di Lui, che la ricostruzione di Sion da lui promessa tarda, perché noi uomini non lo aiutiamo, gli volgiamo le spalle e poi cerchiamo la pace, ma non ci sarà mai pace senza capire perché duemila anni fa un Rabbi giudeo che veniva dalla Galiea, percorse la sua Via Crucis per morire a Gerusalemme, la città dove muoiono i profeti, ma dove un profeta speciale, il figlio di Dio, dopo la dolorosa Via Crucis, dopo la morte di Croce, dopo tre giorni, resuscitò come aveva promesso.

Claudio Pace Terni 20 Febbraio 2015 su Via Crucis – Nella Pagina Seguente le foto tratte dalla ricerca immagini di Google


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