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Venere e Adone e il distacco forzato da ciò che si ama

Venere Adone e il distacco forzato da ciò che si ama

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Venere e Adone 2013-08-10 20.38.04 di Antonio Canova
Venere e Adone in una raffigurazione di Antonio Canova esposta anche ad Assisi nella mostra allestita nel 2013

Venere Adone

Dai racconti delle Metamorfosi di Ovidio  sbuca fuori l’amore tra un bellissimo giovane, Adone, nato dall’unione incestuosa tra Cinira, re di Cipro, e sua figlia Mirra ,e Venere, colpita. manco a dirlo  dalle frecce di Cupido.

Venere era consapevole che il suo amato avrebbe trovato la morte a causa degli animali selvatici ma non riesce a impedire che lui vada  a caccia.

Cacciando, Adone viene ferito mortalmente da un cinghiale mentre  Venere  che ascolta da lontano i suoi lamenti non riesce a soccorrerlo per tempo, Adone muore dissanguato ma dal suo sangue fioriscono gli anemoni.

Una storia semplice, quella di Venere e Adone, che colpì un genio dell’arte raffigurativa come Antonio Canova che descrisse superbamente  con un gioco di sguardi e di posizione dei corpi, la preoccupazione di lei, la superficialità di lui che abbraccia l’amata senza però deporre la lancia, che guarda con tenerezza ciò che è sicuro di poter riabbracciare a breve, dopo aver fatto la sua caccia che spera fruttuosa … 

Già il congedo nell’amore un esperienza inevitabile, anzi si può dire che senza congedo, senza distacco non c’è amore.

Se Venere avesse impedito ad Adone di cacciare, lo avrebbe ancora vivo tra le sue braccia, vivo ma infelice e a lungo andare il suo amore possessivo sarebbe stato opprimente, con il risultato di essere sgradita e di perdere l’amore di Adone per lei, bella sì ma noiosa e prepotente.

Scrive san Josemaria Escrivà sulla questione distacco:

[…] Pensate all’esperienza così umana del commiato di due persone che si vogliono bene. Vorrebbero stare sempre insieme, però il dovere — un qualunque dovere — li costringe a dividersi. Sognerebbero di restare uniti, ma non possono. E così l’amore umano, che per quanto grande è sempre limitato, ricorre a un simbolo: le due persone, prima di lasciarsi, si scambiano un ricordo, forse una fotografia, con una dedica così accesa, che quasi potrebbe bruciare la carta. Non possono fare di più, perché il potere delle creature non è all’altezza del loro volere. […](È Gesù che passa > L’eucaristia, mistero di fede e d’amore  > Punto 83 ) 

La coppia umana non può fare di più eppure vivendo il distacco, in realtà vive l’apice dell’amore, in fondo l’incarnazione, la passione (appunto passione come dice la parola stessa), la via Crucis, dove Gesù vive il mistero della Kenosis, non sono un distacco tra il Figlio e il Padre, un distacco che ha il suo apice nell’invocazione, apparentemente di un perfetto ateo, in realtà di un perfetto fedele che entrando negli abissi della morte trova la forza per gridare: Elohim, Elohim lemà sabactani

Claudio Pace Terni 27 01 2015 su Venere e Adone

Canova venere e marte 2013-08-10 20.38.24
Venere e Marte

 


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