Armonizzare l'atmosfera

Mary Flannery O’Connor profezia nello scrivere

Mary Flannery O’Connor,

più semplicemente conosciuta come Flannery O’Connor è una scrittrice che è più facile leggere che spiegare, ed è tanto più facile capire quanto si ama, non solo la Bibbia, la Teologia, le problematiche filosofiche ad essa legate, ma anche tutto il mondo che gira intorno ad esso.

Compreso l’approccio semplicistico della pietà e della cultura popolare che non vuole e non può capire la profondità del Mistero che pure si svela e si incarna nella quotidianità della vita e delle sue tragedie…

Wise Blood

Wise blood che in Italiano è stato tradotto, ‘la saggezza nel sangue’, ma che poteva essere tradotto anche ‘Sangue profetico’ e perfino ‘Sangue maledetto’ il suo primo capolavoro, racconta del dramma di un predicatore mancato, figlio di predicatori, che pur non credendo più a nulla, dopo i quattro anni di un servizio militare, fatto suo malgrado, comincia a predicare un ateismo che in realtà ateo non è.

La Chiesa di Cristo senza Cristo, è assolutamente condivisibile da un cristiano, che riconosce nel Cristo che si predica o che si testimonia, con difficoltà si riesca e vedere il Cristo della Fede.

Il fenomeno è ancora più evidente oggi, con l’avvento dei social, dove in certi gruppi ‘cristiani’ la religiosità popolare, al confine della magia e della superstizione, si rivolge al Cristo, alla Madre di Cristo o ai suoi santi, né più o né meno di come ci si poteva rivolgere agli dei ai tempi dei greci e dei romani.

Si chiedono grazie, benedizioni, prosperità, salute e soprattutto conversioni, degli altri naturalmente, mai letto di un credente in un social che prega per ottenere la grazia di una sua vera conversione.

Mary Flannery O’Connor ai tempi dei social

La comunicazione dei tempi della O’Connor era fatta con le lettere, ed era social solo se la lettera veniva pubblicata da qualche giornale, magari in una rubrica dedicata alla posta dei lettori.

Tra le donne non protagoniste c’è ne una, la figlia bastarda del predicatore concorrente all’ex soldato predicatore, che è riuscita ad avere una risposta da un giornale ma assolutamente insoddisfacente rispetto alle sue domande esistenziali che aveva messo nella sua missiva.

Come può infatti una redattrice rispondere a domande cosi profonde a cui solo una persona di profondissima e autentica spiritualità sarebbe stato in grado di rispondere?

Domande che metaforicamente pone all’attenzione del lettore, che può leggere distrattamente rimanendo nel contesto del racconto, oppure entrare in risonanza con la scrittrice.

Mary Flannery O’Connor infatti rifiuta i moralismi e l’ansia di volere convertire per forza qualcuno alla sua fede.

In realtà non si ottiene mai una vera conversione ma solo un sottomettere qualcuno ad una ideologia per lo più pagana, perché alla fede non ci si può convertire:

La fede o si ha, e la si riscopre, o non la si ha, e non si può imporre a nessuno, propinandogli per fede un condensato di principi morali più o meno sensati e incarnati.

Rivelazione e furore iconoclasta

E così potrebbe sembrare blasfemo dire che è una rivelazione per la Turpin, una delle protagoniste dei suoi brevi racconti, il sentirsi chiamata da una ‘ammalata’, forse indemoniata, ‘Scrofa dell’inferno’.

Eppure lo è e lo sarà anche per il lettore ben pensante che capisce leggendola, che il ‘ti ringrazio di non avermi fatto peccatore’ del fariseo è una parabola che si ripete infinite volte in infiniti contesti, anche quello molto originale di una sala di aspetto di un dottore, in una donna che ringrazia continuamente Gesù di non averla fatta come gli altri, praticamente perfetta cosi come è, meglio di Mary Poppins.

E cosi la pretesa di Parker di dipingersi Dio nella schiena, a parte i richiami biblici al Roveto, nell’albero che si infuoca bruciandogli le scarpe, quelle che Mosè dovette togliersi perché il luogo della Rivelazione del Nome di Dio (Sum Qui Sum) era sacro, e a Dio che invece di mostrare il suo volto a Mosè gli mostra  il suo dorso, pone un problema radicale ai sedicenti cristiani senza colore, senza inventiva, che magari dicono la verità ma senza la carità.

Si può vedere Dio?

Si può dire Dio? Dipingere, rappresentare Dio?

Ed è singolare che non sia una tela ma una schiena di un uomo dove ciò accade, schiena simile alla schiena di Dio che Mosè vide e che ricorda implicitamente lo scandalo dell’incarnazione che precede lo scandalo della croce.

Trinità e Dio

Anche la questione dell’Arianesimo, oggi ben rappresentato dai testimoni di Geova, viene fuori nel dibattito tra Parker che voleva rappresentato Dio, e il tatuatore che voleva sapere se intendesse il Padre, il Figlio o lo Spirito Santo…

Parker voleva rappresentato Dio punto, non una delle tre persone che godono della medesima natura divina.

Go Back

E alla fine è un qualcosa di soprannaturale di profetico che fa trovare a Parker la giusta rappresentazione di Dio nel Cristo Bizantino…

Torna indietro! Torna indietro in e riguarda le varie rappresentazione di Dio, dalla fine all’inizio, da oggi a quando Dio si è manifestato, una sola volta in tutta la Bibbia, con il Nome rivelato sul Roveto.

Solo tornando all’autentico volto di Cristo che si può ‘vedere’ Dio, anche nella schiena di un uomo, con un semplice, ma poi non tanto semplice ci vogliono ben due giorni come quelli passati da Cristo morto negli inferi, tatuaggio.

‘Chi vede Me vede il Padre’ è la risposta di Gesù a Filippo descritta nel vangelo di Giovanni e solo nel Vangelo di Giovanni, vedere Gesù è vedere Dio, perché è l’Io Sono.

Gesù Io Sono in terza posizione è l’immagine del primo Io Sono del Roveto, ‘Io Sono Colui_che Io Sono’,  che si riflette come in uno specchio nel pronome che lega i due ‘Io Sono’, come lo Spirito lega indissolubilmente il Padre e il Figlio.

E il secondo Io Sono è l’eco del primo, ecco perché in tutto il quarto Vangelo, Gesù usa solo l’espressione ‘Io Sono’ giammai quella intera del Roveto, e dice di Dire le cose udite dal Padre e non solo anche lo Spirito fa lo stesso, prenderà da Lui e rivelerà tutta intera la verità…

Iconoclastia e significato del dolore

Nella Schiena di Parker, il Dio rappresentato è un Cristo Bizantino, che prende la sua forma più perfetta e somigliante al Cristo Crocifisso, dopo le bastonate della zelante e iconoclasta moglie di Parker.

Le bastonate fanno diventare gonfi e reali gli occhi del Cristo, tatuato sulla schiena di Parker, che piange come il Cristo pianse di fronte all’incredulità del suo popolo, di Gerusalemme, e invitò a piangere su di essa forse vivendo tutta la storia che il suo popolo avrebbe vissuto, dalla distruzione del tempio alla Shoà per esempio.

O forse il pianto di Parker richiama quello di Francesco che piange per via sulla Passione di Cristo,

Francesco riesce a far piangere chi gli chiede conto del suo pianto, Parker no.

La sua sposa, sempre la sposa di Dio nei profeti,

sposa infedele identificata nel popolo che non segue le sue vie,

eppure la sposa di Parker si crede perfetta, anche lei perfetta nel suo credere senza idoli e idolatrie.

Il giorno del giudizio ed il tempio dello Spirito

Ed il ‘giorno del giudizio’ viene in anticipo per un vecchio di campagna, abituato e desideroso di morire ed essere sepolto tra i campi da dove lui proveniva, piuttosto che in una città. dove tentare di comunicare, di fare amicizia con qualcuno può essere la causa prima di una morte ingloriosa tra le scale di un arido e spersonalizzato condominio della grande, quanto poco a misura di uomo, città di New York.

E cosi le bambine che si chiamano ‘Tempio1 e Tempio2’ sembrano una caricatura della frase Paolina, ‘Il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo’ ma in realtà è una caricatura della riduzione del profondo messaggio paolino in una questione ridotta esclusivamente a questione teologica di natura morale e sessuale.

Essere tempio di Dio, significa essere un cielo profondo dove la colomba dello Spirito Santo volentieri volteggia, se è vuoto di meschinità, dove gli angeli vedono il volto del Padre di Gesù.

Condanna implicita del moralismo

Banalizzare, moralizzare sempre tutto, molto di più di quanto sia necessario, significa ridurre la religione dell’amore alla religione del precetto, la religione della Parola alla religione del libro, la religione dello Spirito in una religione disincarnata, spiritualista, dove l’evento clou ‘Il Verbo che si fa carne’, viene considerato secondario, cosi come questa carne che si fa cibo, che con la Parola rivelata dovrebbero aiutare il credente coerente, a capire ed uniformarsi al Pensiero di Dio.

Il Pensiero di Dio infatti genera la Parola che si fa carne, che si fa cibo, perché i credenti mangiando la Sua Carne ed ascoltando la Sua Parola ritrovassero il Pensiero di Dio.

Una operazione che si può fare solo lasciandosi deificare, piegando il proprio volere al Divin Volere e non viceversa come molti dei personaggi invano tentato di fare.

La profezia vera pare venire più dalla realtà dei fatti che si succedono che non dai moralismi degli individui.

Claudio Pace 10 7 22 su Mary Flannery O’Connor

 


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