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Clochard del papa, rom, immigrati e la contro primavera araba

Clochard del papa, rom, immigrati e la contro primavera araba

Clochard

Quando diversi anni madre Teresa chiese al beato Paolo VI la concessione di alcuni locali del Vaticano per l’accoglienza dei barboni, ovvero dei clochard, questi rimase un po’ meravigliato e non ritenne opportuno accontentare la richiesta della santa suora che fece degli ultimi del mondo il suo immenso campo di apostolato.

E’ molto probabile che Paolo VI capisse e condividesse la richiesta fattagli dalla Madre, ma che non ritenesse maturi i tempi per una simile concessione. La Caritas di mons. Di Liegro trovò altri spazi per i clochard per esempio dietro la stazione Termini.

Papa Francesco invece senza che nessuno glielo abbia chiesto ha cominciato ad aprire il Vaticano agli ultimi, i clochard, che talvolta vuole a pranzo con se a Santa Marta, e dei quali chiede spesso notizie.

Per i clochard  ha voluto mettere a disposizione vicino il colonnato servizi igienici e barbieri,  e piano piano cerca di non farli sentire isolati dal mondo, per esempio facendo distribuire a loro, piuttosto che a dei religiosi o dei volontari, i libretti della quaresima a piazza San Pietro.

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clochard nel Vaticano, un passo dopo l’altro Papa Francesco sta cercando di aprire le porte del Vaticano ai clochard e a chi non ha nulla

Lo stile Papa Francesco, si vede, rifugiandomi anch’io l’altro ieri a Roma per ripararmi dalla pioggia e il forte vento nella monumentale chiesa di Santa Maria degli Angeli, c’era una di queste signore anziane, con l’immancabile carrello delle sue povere cose, dentro la chiesa, probabilmente per riparasi dal freddo intenso della giornata umida. Certo sola, scansata da tutti, ma almeno non cacciata via e lasciata libera di utilizzare lo storico monumento come riparo.

E ancora un sacerdote che vive a Roma, parlando dell’argomento, mi ha riferito della indignazione del papa per il mancato soccorso prestato ad una donna clochard della stazione Termini a causa della puzza insopportabile che i portantini non erano forse nemmeno attrezzati ad affrontare, mentre Willy il Barbone,  dopo una lunga e inutile attesa all’obitorio comunale, ha avuto degna sepoltura in un nobile cimitero vaticano, con tanto di messe e di preghiere solenni fatte da prelati per lui, che la società ha relegato ai suoi margini.

Una scena che sembra presa tout court dal film di Zeffirelli o direttamente dalle fonti francescane che narrano il santo confondersi tra gli straccioni a San Pietro a Roma o offrire la sua elemosina ai ricchi (vedi minuto 19 del filmato seguente).

[youtube]http://youtu.be/nDoxBUHSpr0[/youtube]

E’ una mania quella del papa,  un gesto pauperista, quel suo difendere anche gli zingari o rom come preferiscono essere chiamati, che un parlamentare italiano ha definito la feccia della società ricevendo l’applauso di un pubblico televisivo?

Atteggiamento quello del parlamentare che crea consensi da parte di un elettorato stanco per non dire depresso e allarmato per la loro presenza come per quella degli immigrati.

E tutto questo, mentre l’Italia sta gustando più degli altri paesi occidentali i frutti amari della primavera araba, con la presenza dei fondamentalisti in Libia,  per combattere i quali si sta cercando un accordo a Rabat, mentre incombe il pericolo di ritrovarsi ancora più immigrati provenienti dal mare, dalla Grecia, dai paesi europei che ce li rimandano indietro, …

È vero la situazione va affrontata con il massimo spirito di carità possibile, seguendo gli insegnamenti di Papa Francesco che poi sono quelli del Vangelo, ma gestire i drammi umani nel dramma di un lungo periodo di recessione, che il nostro paese sta attraversando da anni senza che la luce del tunnel, da qualcuno intravista si cominci a vedere  davvero, è molto difficile,  anche se è vero è il detto che chi conosce la sofferenza e il dolore sa essere più solidale di chi vive nel lusso e nella ricchezza.

Certo in questo mare di uomini disperati, vi possono essere infiltrazioni dei fondamentalisti, questi possono essere oggetto delle strumentalizzazioni dei Jihadisti, che possono offrire soldi e dignità se disposti ad arruolarsi e combattere nel califfato o diventare cellule invisibili di terrore pronte ad agire a comando.

E non solo loro, anche la criminalità cosiddetta comune può usarli per lo spaccio della droga, per il racket dell’accattonaggio, …  mentre se qualche istituzione prova ad offrire loro istruzione o alloggio viene tacciata di discriminazione nei confronti dei disoccupati e dei senza tetto italiani, che invece non ricevono nulla.

Cosa fare allora?

Allontanarsi dall’Europa e dall’Occidente, che sono stati la concausa di questa destabilizzazione di molti paesi dell’Africa e dell’Asia?

Uscendo poi dall’Euro con una propaganda che ricorda molto quella del furbo leader greco, che ha promesso mari e monti agli elettori contro l’Europa, per accontentarsi poi di qualche concessione?

Dall’Euro e dall’Alleanza Occidentale non si può uscire, se lo si facesse oggi ci troveremmo in piena emergenza umanitaria come quelle nazioni da cui vengono gli immigrati, e  anche chi raccoglie firme in piazza o manda twitter di fuoco o spara interventi, subito virali sul web, contro l’Europa e le sue commissioni sa benissimo queste cose.

Per paradossale che sia, la condivisione della questione immigrati con l’Europa è l’unica ancora di salvezza,  insieme a scelte coraggiose che cerchino di portare la pace in quelle zone del mondo, dove abbiamo scatenato l’inferno.

Cominciando dalla Libia,  noi italiani non ci siamo opposti nell’eliminare fisicamente quella persona nostra alleata che, pur con metodi condannabili, riusciva a tenere insieme tutte le tribù libiche, adesso dobbiamo impegnarci perché si ritrovino delle persone di uguale capacità.

Nell’attesa forse è il caso di pensare alla necessità di schierare in Libia delle forze di interposizione internazionali con il compito di cacciare via i fondamentalisti prima che questi facciano del male all’Italia e all’Europa e di soccorrere in terra libica quel mare di umanità disperata senza che questi attraversi il mare in cerca di fortuna da noi.

E in questo processo Turchia ed Egitto devono non solo collaborare ma essere protagonisti,  è il momento di lanciare una contro primavera araba, che riporti, con sano realismo,  almeno una ‘non guerra’ nelle regioni avvelenate dalla guerra, la povertà e la fame.

A partire dalla Libia il fondamentalismo può cominciare ad essere combattuto veramente, ma se stiamo a guardare affacciati alla finestra, e non facciamo nulla per spegnere l’incendio questo prima o poi ci arriverà dentro casa e sinceramente il pensiero che dei tesori come quelli che custodiamo nei musei vaticani possa cadere nelle mani di questa gente è davvero un pensiero orribile, …

Claudio Pace Blogger Terni 7 Marzo 2015 su Papa Francesco Clochard

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