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VITA SACRA ovvero IL CIELO SOPRA SPOLETO

VITA SACRA ovvero IL CIELO SOPRA SPOLETO

vita sacraVITA SACRA

Il ponte delle torri di Spoleto è purtroppo famoso per essere stato scelto da tante persone, anche giovani, come luogo per togliersi la vita e ogni volta che ciò accade la notizia colpisce e lascia esterrefatti ma non stupiti. La morte è sempre una cosa triste di cui non si vuole parlare tanto anche se le news dei grandi e dei piccoli  media parlano più di morti che di altro.

Mi capita ogni tanto di fare un salto a Spoleto, e quando ne ho l’occasione, mi piace girare per la bellissima città, adesso ancora più celebre grazie alla fiction Rai su Don Matteo. E’ una città a cui sono molto affezionato fin dai tempi in cui era Vescovo Mons. Alberti, un grande vescovo che mi ha onorato della sua amicizia e che recentemente scomparso nella sua isola natia, la Sardegna, ha lasciato a molti spoletini e non, un bellissimo ricordo di se.

Trovandomi in uno di questi miei giri turistici solitari, una sera d’inverno, qualche anno fa a Spoleto, ho voluto avvicinarmi proprio verso il ponte delle torri, ed ho potuto constatare come in effetti, specie d’inverno e di notte il paesaggio è tetro e triste e ti induce alla tristezza, come se ci fosse un demone, un demone del tutto opposto all’angelo della piscina dei cinque portici di cui narra il Vangelo, l’angelo che agitava le acque e guariva le persone che riuscivano per prima ad immergersi … vita sacra madonna di spoleto sul ponte delle torriQualsiasi intervento si possa predisporre a valle, dalla drastica chiusura della zona nelle ore notturne e l’accesso controllato nelle ore diurne, al mettere delle reti o installare delle telecamere, fino a stabilire un presidio di vigilanza, con dei volontari o altro, può servire certamente e dovrebbe essere preso in considerazione ma non è comunque un affrontare il problema alle radici. Le radici del problema sono a monte: la vita sacra non è più sentita come  vita sacra! Da alcuni anni la Chiesa concede il funerale religioso ai suicidi, funerale religioso che una volta veniva negato,  senza porre più alcun problema a chi lo chiede, senza che si capisca forse che la concessione dei funerali religiosi non toglie la condanna forte del gesto come un gesto di peccato grave, mortale, anche se non é politicamente corretto scriverlo, per la morale cristiana e chi lo compie consapevolmente rischia la seconda morte quella di cui parlava santo Francesco alla fine del suo meraviglioso Cantico delle creature.

Ma il ricordare che il suicidio è un peccato, perché la vita sacra è di Dio e a noi viene solo concessa ‘in prestito’ non potrebbe essere un utile deterrente anche per coloro che magari non credono ma che comunque si pongono la domanda se al di là della vita c’è un qualcosa o non c’è nulla?  

Purtroppo nella Chiesa non esiste quasi più il pio esercizio della buona morte, la confessione, nonostante l’esempio di Papa Francesco, continua ad essere un sacramento poco praticato,  mentre l’inferno da qualche teologo viene relegato ai soli demoni senza che nemmeno faccia loro compagnia l’anima più nera, nemmeno quelle che nel corso dei secoli hanno riempito la terra di cadaveri di uomini seguendo o facendo seguire dottrine politiche totalitarie portatrici solo di lutto e dolore. Ma la mancanza di paura dell’inferno è una cosa buona? Papa Francesco, intervistato da alcuni giovani belgi, ad una domanda sulle sue paure, ha recentemente ricordato che esiste anche una paura buona, ecco il testo di questa risposta:

Di me stesso! Paura… Guarda, nel Vangelo, Gesù ripete tanto: “Non abbiate paura! Non abbiate paura!”. Tante volte, lo dice. E perché? Perché Lui sa che la paura è una cosa direi normale. Noi abbiamo paura della vita, abbiamo paura davanti alle sfide, abbiamo paura davanti a Dio… Tutti abbiamo paura, tutti. Tu non devi preoccuparti di avere paura. Devi sentire questo ma non avere paura e poi pensare: “Perché ho paura?”. E davanti a Dio e davanti a te stessa cercare di chiarire la situazione o chiedere aiuto a un altro. La paura non è una buona consigliera, perché ti consiglia male. Ti spinge su una strada che non è quella giusta. Per questo Gesù diceva tanto: “Non abbiate paura! Non avere paura!”. Poi, dobbiamo conoscere noi stessi, tutti: ognuno deve conoscere se stesso e cercare dov’è la zona nella quale noi possiamo sbagliare di più, e di quella zona avere un po’ di paura. Perché c’è la paura cattiva e la paura buona. La paura buona è come la prudenza. E’ un atteggiamento prudente: “Guarda, tu sei debole in questo, questo e questo, sii prudente e non cadere”. La paura cattiva è quella che tu dici che un po’ ti annulla, ti annienta. Ti annienta, non ti lascia fare qualcosa: questa è cattiva e bisogna buttarla fuori.

Non solo si è perso il senso e la paura dell’inferno ma anche il senso e il desiderio del paradiso. Per i più colti il paradiso è l’opera più famosa della letteratura italiana per molti altri è un posto dove si beve dell’ottimo caffè, la parola piacere è molto più di moda che la parola sacrificio. Il dolore, la sofferenza sono cose da evitare e basta, poco importa che un Dio si è fatto uomo per dare un senso al dolore, per dare la possibilità di usarlo per diventare dei sia pure per adozione.

C’è un problema di valori, della necessità di riscoprire le proprie radici cristiane, quanti giovani di Spoleto e non, sanno che quell’immagine della Madonna che si ritrova sul ponte, è una copia di  quella che il Barbarossa regalò a Spoleto e che Spoleto custodisce gelosamente nel suo duomo? Portata in processione per la città, attraverso questa immagine, il Signore parlò, un po’ di tempo fa, al cuore di un giovane, Gabriele dell’Addolorata, divenuto poi santo, facendogli scoprire la sua vocazione cristiana, per lui di carattere religiosa. Ma la vocazione è qualcosa che ha ogni giovane. Dio ha un progetto su di noi, e questo progetto si chiama vocazione.

Solo riscoprendo la vocazione a partire da quella di chi è chiamato a metter su famiglia, si può riscoprire la vita sacra e  la vita sacra non si può far calpestare dal demone della morte non si può fare questo torto a Dio, ai familiari, gli amici, a sé stessi e … agli angeli, nostri custodi.

Il ponte delle torri non dovrebbe essere più chiamato il ponte dei suicidi, ma il ponte della vita sacra, come il simbolo stesso del ponte, come luogo che collega due zone divise, ricorda. Questo può avvenire solo se i giovani e i meno giovani si avvicinano alla Madonna di Spoleto come Gabriele e con il loro vescovo e la chiesa di Spoleto tutta, imparano a camminare verso il Paradiso, quello vero, dove non si passa il tempo a bere il caffè e a fare battute sceme come si vede negli spot televisivi, ma si passano le ore a danzare, a scoprire le novità di un Dio sempre nuovo, che ha voluto darci con il suo soffio vitale una vita sacra, sacra perché tale è resa dalle gocce di sangue che il Dio fattosi uomo ha volontariamente sparso sulla terra, sparse per dare un senso alla nostra vita rendendola vita sacra che vale veramente la pena di essere vissuta come vita sacra che si trasforma in vita eterna.

Claudio Pace Blogger Terni 5 Aprile 2014  sulla vita sacra.

Di sotto l’immagine del crocifisso di Alberto Sotio custodito nel Duomo di Spoleto si noti come il volto della Madre di Gesù e del Discepolo Amato si guardano sereni, sofferenti ma non disperati, … la morte di Gesù, il suo sangue ha santificato la terra, ha reso la vita sacra una cosa cioè non più dell’uomo ma di Dio.


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