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Cellophane: La Sicilia degli anni 80′ vista dagli occhi di Aurora

Cellophane: La Sicilia degli anni 80′ vista dagli occhi di Aurora

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Metti che una sabato sera ti trovi al Kaos (un art center del comune di Terni dato in appalto ai privati e che comincia anch’esso a sentire il degrado) per la presentazione di un libro di un tuo amico e che una tua amica che incontri per caso, ti saluta e ti dice: “fermati che tra un po’ c’è Cinzia Leone che ti presento, parlerà del suo libro Cellophane, lo hai letto?”. Sono inviti questi che non si possono rifiutare, specie per la stima dell’amica che ti invita, pazienza per gli impegni presi con quelli di casa, proprio il giorno del mio compleanno, mando un sms e li avviso: “arriverò più tardi perché …”. Sulla fiducia del consiglio della mia amica, acquisto anche Cellophane, che stava nella bancarella dei libri della fiera e prima della presentazione arrivo a leggerne il primo capitolo e devo dire che mi intriga subito e mi fa anche sorridere, visto che nel mio piccolo impegno politico di consigliere circoscrizionale di rifiuti me ne sono occupato innumerevoli volte, direttamente e indirettamente.

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Dall’isola ecologica vicino casa, ormai famosa perché attraverso blog e stampa locale a Terni sanno ormai tutto quello che succede, all’allarme lanciato per gli scarichi dei resti del deposito incendiato a Stroncone, versati nel nostro quartiere nella discarica della Terni a poche centinaia di metri dalle case Tonelli della Romita, al percolato di Villa Valle che il comune di Terni  trasporta ogni giorno con dei mezzi pesanti dalla Valnerina a Orvieto, spendendo tanti di quei soldi che, spendendo molto meno, hai voglia a depurare in loco quel fango che viene portato lontano solo perché  potrebbe contenere materiale pericoloso che a Terni nessuno è in grado di trattare e che forse è presente in quantità trascurabili …

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Cellophane presentato lo scorso 16 Novembre al Kaos (un art center del comune di Terni dato in appalto ai privati e che comincia anch’esso a sentire il degrado)

 

Ma non sono solo i rifiuti che mi legano al libro, e lo scopro dalle parole di Cinzia e della sua intervistatrice Annalisa, una giornalista della carta stampata di Terni, che chissà quante volte ha letto le mie note sui rifiuti e sui problemi del quartiere. Il romanzo infatti è ambientato in Sicilia, la mia terra di origine, nella zona di Messina, e in esso si parla anche dello stretto e del traghetto, Caronte come il mostro dantesco che traghetta le anime nell’inferno,  traghetto che ho preso chissà quante volte e del quale anch’io potrei raccontare tante cose. La Sicilia descritta nella pagine di Cellophane è quella degli anni 80, che sono gli ultimi anni in cui l’ho vissuta, prima di trasferirmi, conseguita la laurea, nella verde Umbria anche se non sono finito proprio nella parte più verde.

Devo dire che ogni volta che torno trovo l’isola sempre un po’ più diversa ma sempre un po’ più uguale, c’è qualcosa della Sicilia che la modernità non riesce a spazzare via. Forse negli anni 80 si sentiva parlare più dialetto e meno italiano,  questo non è un problema in un isola in cui pare si sia parlato pure il miceneo come testimoniano i resti di Eraclea Minoa e chissà quante lingue e idiomi sono passati, in un’isola che si trova nel bel mezzo del Mediterraneo, nel mare che separa l’Europa dall’Africa oggi solcato da migliaia e migliaia di disperati in cerca di … futuro.

Veniamo a Cellophane, che non ho ancora terminato di leggere, ed è meglio che sia così altrimenti avendo il libro una vena di giallo, come la busta dei sacchetti che subito compaiono all’inizio del racconto, rischierei di comprometterne la lettura a chi non lo avesse fatto, e non c’è niente di peggio che conoscere prima il finale di un giallo …

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Cellophane ha come protagonista una ragazza figlia di due imprenditori dei rifiuti, tragicamente morti in un incidente stradale, come tragicamente è morta la prima figlia Sofia, per la quale lei, Aurora è stata concepita. Un intenzione dei genitori nel suo concepimento che la priva della libertà di essere lei stessa e la costringe ad essere un placebo per i genitori, per colmare un dolore che giammai si può colmare: la perdita di un figlio. Ho trovato Aurora, un po’ troppo sessualmente spregiudicata per la Sicilia di quei tempi, vero è che la libertà sessuale cominciava ad essere importata anche in Sicilia, ma il mio ricordo di quegli anni è che nell’isola un certo pudore le ragazze lo avevano, con le dovute eccezioni. Evidentemente l’Aurora di Cellophane era una di quelle eccezioni. Una ragazza così sinceramente mi sarebbe stata antipatica, nulla di romantico, nulla di ideale, i soldi, i complessi, le manie, la voglia di affermarsi e di essere migliore degli uomini con cui è in perenne conflitto, non è nulla di quello che da ragazzo cercavo nelle donne dell’isola che conobbi e che adesso hanno la mia età, anche se non posso dire che impressione mi avrebbe fatto se l’avessi conosciuta davvero, se quell’aria da bambina che tanto piace agli uomini di tutti i tempi, avrebbe fatto colpo anche su di me.

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L’episodio del dito tagliato e non dico altro per non dire troppo su Cellophane, mi ricorda una leggenda metropolitana che mia suocera mi raccontava tanti anni fa, raccontandola come cosa assolutamente vera e che non so se l’autore del libro conosce e nemmeno so da dove ha tratto o a che cosa si è ispirato per questo magnifico pezzo giallo inserito su Cellophane. Raccontava mia suocera infatti, di un uomo in autobus al quale dalla busta o dalla giacca, non ricordo bene, usciva del sangue, e che infastidito cercava di eludere le attenzioni del pubblico che gli faceva notare la perdita, alla fine la gente dell’autobus scopre che è un ladro che per rubare un anello aveva tagliato un dito alla vittima e per fuggire, non aveva avuto il tempo di sbarazzarsene. Evidente leggenda ma la gente, e non solo quella semplice, a queste cose ci crede. Chissà se all’inizio di queste storie c’è un qualcosa di vero che di bocca in bocca prende le forma di leggenda metropolitana, che comincia a variare a secondo del luogo in cui viene raccontata e a secondo di chi tra rom, extracomunitari o simili diventano il crudele ladro di turno, che può anche diventare un ladro di cimiteri specie se qualcuno domanda al narratore, nel pieno della sua enfasi espositiva, come fa un ladro in pieno giorno a tagliare un dito ad una persona.

[Di seguito il video di un film assai violento dove ad un giovane pianista vengono mozzate tutte e cinque le dita …  spero nel caso che Cellophane venga trasformato in film che non si rivedano le stesse scene violente che sapientemente la Leone ha fatto intendere senza descrivere.][youtube]http://www.youtube.com/watch?v=Jdg2Jwzvzjw[/youtube]

Un altro particolare che mi ha colpito, è la vera storia di amore, quella tra il padre di Aurora e la moglie del suo rivale in affari, il greco, che una foto della giovane ragazza greca, casualmente ritrovata da Aurora nell’auto del padre, fa venire alla luce. Un amore impossibile, che forse sarebbe potuto divenire possibile se il padre avesse ucciso in guerra il suo avversario che inerme si è trovato nella mira del suo fucile. E’ una storia nella storia, che il disprezzo che la figlia Aurora prova per i suoi genitori non fa emergere, e rimane relegata li come una stranezza del padre, invece che come una virtù di un uomo che rimane fedele ad una donna che non ama e che non chiede infedeltà alla donna che invece ama teneramente.  Anche la figura del pianista, ha un qualcosa di magico e di richiami alla mia vita personale. Il mio migliore amico di quegli anni era ( ed è ancora anche se adesso ci frequentiamo meno) un pianista, mio coetaneo, allora  pieno di stranezze, come il personaggio del libro, e che a differenza del personaggio del libro ha trovato nella famiglia dei genitori prima e nella famiglia che si è fatto poi le persone giuste per  vivere le sua arte senza farne, come il personaggio del libro, l’unica ragione della sua vita. L’arte, la musica in particolare,  è un po’ come la droga e chi non la vive con mediocrità rischia di farsi prendere da essa, abbandonando i ritmi e i tempi delle persone cosiddette normali, quello che Cinzia scrive di questo musicista, uno dei personaggi più significativi della trama di Cellophane,  credo abbia una grande corrispondenza con la realtà.

Poco mi hanno attratto i violenti di Cellophane,  disonestà, inganno, frode, violenza non meritano tanto e giustamente nel libro non vengono tanto esaltati, anche Aurora li disprezza ma senza adottare un separatismo farisaico, sa bene che nella vita non ci si può chiudere in una campana di vetro, come ha fatto invece il pianista fallendo, il mondo va affrontato, sfidato, dominato. Riuscirà Aurora a non farsi travolgere nelle vicende in cui le sue manie l’hanno trascinata? Non lo so, devo ancora finire di leggere il libro non ne ho alcuna fretta. Cellophane ti prende è vero, vorresti subito arrivare in fondo al libro, ma è come per il cibo, i veri buongustai sono quelli che lo mangiano lentamente, assaporandolo. 😉 Spero comunque che le mie poche righe vi mettano un sano appetito letterario e che vi venga voglia di assaporare, divorare Cellophane. 

Claudio Pace Terni 26 Novembre 2013 Blogger e lettore

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