Free Quality Appello per rendere gratuite le norme tecniche
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In Italia come in altre parti del mondo, le norme tecniche si pagano.
Non è una notizia, è una cosa che sanno tutto gli addetti ai lavori, se vuoi avere una norma, in modo legale si intende senza piratarla, devi acquistarla andando sulla pagina del sito dell’ente normatore come l’UNI che nel suo si presenta così:
UNI – Ente Nazionale Italiano di Unificazione – è un’associazione privata senza scopo di lucro fondata nel 1921 e riconosciuta dallo Stato e dall’Unione Europea (Elenco degli organismi nazionali di normazione ai sensi dell’articolo 27 del regolamento (UE) n. 1025/2012), che studia, elabora, approva e pubblica le norme tecniche volontarie – le cosiddette “norme UNI” – in tutti i settori industriali, commerciali e del terziario (tranne in quelli elettrico ed elettrotecnico). Le principali tipologie di soci UNI sono imprese, professionisti, associazioni, enti pubblici, centri di ricerca e istituti scolastici… UNI rappresenta l’Italia presso le organizzazioni di normazione europea (CEN) dal marzo 1961 e mondiale (ISO) dal febbraio 1947.
La cosa è più che lecita, c’è un’organizzazione con dei professionisti che lavorano per stilare delle norme, per tradurle, per adattare regolamenti europei o internazionali al contesto nazionale, o che semplicemente lavorano per distribuire le norme stesse, organizzare convegni etc. , è giusto che questa gente venga pagata per il lavoro che fa, cosi come in un contesto moderno e sempre più liberista, non è giusto che sia lo stato a pagare il lavoro di queste persone.
Ma il fatto che queste norme si paghino, non contribuisce evidentemente alla loro diffusione che dovrebbe essere massima, perché le norme tecniche oltretutto non riguardano solo la qualità, ma anche argomenti di grande interesse relativi alla sicurezza e all’ambiente e non sempre studenti, pubblica amministrazione ed altri soggetti sono disponibili a pagare.
Facciamo un esempio pratico …
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