Armonizzare l'atmosfera

Aurora – Accettare l’Aurora perché senza l’aurora non viene il Sole

( Sull’aria della composizione “Mattinata” di Ruggero Leoncavallo – 1903 )  ( Testo di Vito Pallavicini nel 1969 )L’aurora dipinge di sole,
Il mondo coperto dal blu.
Mi sveglio, ? un nuovo mattino
E il primo pensiero sei tu.Il primo usignolo che canta,
Il primo carretto che va,
? un nuovo mattino che nasce,
Io nasco di nuovo con te.Sei anche tu come un mattino,
Dipingi il sole negli occhi miei.
Dove non sei ? solo notte,
Dove tu sei nasce l’amor.Io passo davanti alla chiesa
? tardi entrar non potr?.
Mi accorgo che prego da solo,
Ringrazio di averti con me.Sei anche tu come un mattino,
Dipingi il sole negli occhi miei.
Dove non sei ? solo notte,
Dove tu sei nasce l’amor.

[youtube]http://youtu.be/XZESafMsulI[/youtube]

Una poesia di Giosuè Carducci  …

All’aurora   

Tu sali e baci, o dea, co ‘l roseo fiato le nubi,
baci de’ marmorei templi le fosche cime.
Ti sente e con gelido fremito destasi il bosco:
spiccasi il falco a volo su con rapace gioia,

mentre ne l’ umida foglia pispigliano garruli i nidi,
e grigio urla il gabbiano su ‘l violaceo mare.
Primi ne ‘l pian faticoso di te s’ allegrano i fiumi
tremuli luccicando fra ‘l mormorar de’ pioppi:

corre da i paschi baldo ver’ l’alte fluenti il poledro
sauro, erto il chiomante capo, nitrendo a’ venti:
vigile da i tuguri risponde la forza de i cani
e di gagliardi mugghi tutta la valle suona.

Ma l’uom che tu svegli a oprar consumando la vita,
te giovinetta antica, te giovinetta eterna
ancor pensoso ammira, come già t’ adoravan su ‘l monte
ritti fra i bianchi armenti i nobili Aria padri.

Ancor sovra l’ali del fresco mattino rivola
l’inno che a te su l’aste disser poggiati i padri.
— Pastorella del cielo, tu, frante a la suora gelosa
le stalle, riadduci le rosse vacche in cielo.

Guidi le rosse vacche, guidi tu il candido armento
e le bionde cavalle care a i fratelli Asvini.
Come giovine donna che va da i lavacri a lo sposo
riflettendo ne gli occhi il desiato amore,

tu sorridendo lasci caderti i veli leggiadri
e le virginee forme scuopri serena a i cieli.
Affocata le guance, ansante dal candido petto,
corri al sovran de i mondi, al bel fiammame Suria,

e il giungi, e in arco distendi le rosee braccia al gagliardo
collo; ma tosto fuggi di quel tremendo i rai.
Allora gli Asvini gemelli, cavalieri del cielo,
rosea tremante accolgon te ne ‘l bel carro d’oro;

e volgi verso dove, misurato il cammino di gloria,
stanco ti cerchi il nume ne i mister’ de la sera.
Deh propizia trasvola — così t’invocavano i padri –
nel rosseggiante carro sopra le nostre case.

Arriva da le plaghe d’oriente con la fortuna,
con le fiorenti biade, con lo spumante latte;
ed in mezzo a’ vitelli danzando con floride chiome
molta prole t’adori, pastorella del cielo. –

Così cantavano gli Aria. Ma piacqueti meglio l’Imetto
fresco di vènti rivi, che al ciel di timi odora;
piacquerti su l’Imetto i lesti cacciatori mortali
prementi le rugiade co ‘l coturnato piede.

Inchinaronsi i cieli, un dolce chiarore vermiglio
ombrò la selva e il colle, quando scendesti, o dea.
Non tu scendesti, o dea; ma Cefalo attratto al tuo bacio
salia per l’aure lieve, bello come un bel dio.

Su gli amorosi venti salia, fra soavi fragranze,
fra le nozze de i fiori, fra gl’ imenei de’ rivi.
La chioma d’oro lenta irriga il collo, a l’omero bianco
con un cinto vermiglio sta la faretra d’ oro.

Cadde l’arco su l’erbe; e Lelapo immobil con erto
il fido arguto muso mira salire il sire.
Oh baci d’una dea olezzanti fra la rugiada!
oh ambrosia de l’amore nel giovinetto mondo!

Ami tu anche, o dea? Ma il nostro genere è stanco;
mesto il tuo viso, o bella, su le cittadi appare.
Languon fiochi i fanali; rincasa, e né meno ti guarda,
una pallida torma che si credè gioire.

Sbatte l’operaio rabbioso le stridule impòste,
e maledice al giorno che rimena il servaggio.
Solo un amante forse che placida al sonno commise
la dolce donna, caldo de’ baci suoi le vene,

alacre affironta e lieto l’ aure tue gelide e il viso,
– Portami – dice –, Aurora, su ‘l tuo corsier di fiamma!
ne i campi de le stelle mi porta, ond’io vegga la terra
tutta sorridente nel roseo lume tuo,

e vegga la mia donna davanti al sole che leva
sparsa le nere trecce giù pe ‘l rorido seno.

Giosuè Carducci


One thought on

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.