Volare Alto (era ‘Acqua, pace ed energia’)
è stato il titolo del tredicesimo convegno Assisi nel Vento che ha avuto luogo presso il caffè letterario della Biblioteca Comunaledi Terni
di cui la playlist…
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Armonizzare l'atmosfera
Volare Alto (era ‘Acqua, pace ed energia’)
è stato il titolo del tredicesimo convegno Assisi nel Vento che ha avuto luogo presso il caffè letterario della Biblioteca Comunaledi Terni
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Economy of Francesco
Economia, è una parola ormai universale comune a tutte le lingue, che viene dal Greco “οἰκονομία”
composta dalla parola οἶκος «dimora» o «casa»
e νομία «nomia» che significa «amministrazione», «controllo»
quindi letteralmente economia potrebbe intendersi come ‘amministrazione della casa’
ed è evidente che nel linguaggio del magistero di papa Francesco, la casa di cui si parla,
supera i confini delle proprie mura domestiche, del proprio villaggio o della propria città,
della propria regione o stato, per raggiungere l’intero pianeta,
quello a cui papa Francesco ha dedicato la storica enciclica “Laudato si‘”
che porta come sottotitolo appunto SULLA CURA DELLA CASA COMUNE ovvero sull’Economia.
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Sultano moribondo
Venerdì scorso ho partecipato, nel palazzo vescovile di Rieti, che ai tempi di San Francesco fu una delle sedi papali
più importanti, alla conferenza stampa di presentazione del Festival Francescano
che si terrà a Rieti dal 10 al 13 di Ottobre dal titolo: ‘Con Francesco nella Valle‘
e che sarà preceduto e intercalato dalla processione della Croce di San Damiano,
una copia ovviamente ma benedetta da Papa Francesco.
Breve, concisa, essenziale, il Vescovo, i due frati intervenuti e il rappresentante del terzo ordine francescano
hanno fatto comprendere il senso di una festa che vuole contribuire a ricordare alla popolazione di Rieti
e ai tanti che verranno da Roma e da altre parti di Italia, le radici francescane di una piccola e orgogliosa
provincia del Lazio che vanta al suo interno una valle, la valle santa reatina, piena di ricordi francescani
ma anche di testimoni dello spirito di Francesco, che nello spirito di Francesco hanno trovato e trovano
la forza di reagire e di fare solidarietà in mezzo ad eventi catastrofici come quello del sisma di Amatrice
e che in quei luoghi continuano a dire, con i fatti e le parole:’Laudato Si’ mi Signore’.
La conferenza stampa si è tenuta su una saletta, dentro quello che era il palazzo dove il papa dava le sue udienze,
e dove adesso si conservano alcune delle pregevoli opere d’arte della pinacoteca diocesana
composta da opere d’arte salvate.
Tra queste mi ha molto colpito quello di un San Francesco, circondato dagli Angeli
che assiste il trapasso del suo ‘amico’ il sultano Malik Al Kamil, che violando la Sharia islamica
permise a Francesco di predicare in sua presenza e di ritornare, sano e salvo tra la sua gente.
Ho cercato, prima in rete, e poi nelle fonti francescane, notizie più precise di questo epilogo
che ho trovato, nei ‘Fioretti di San Francesco‘ ai punti 1855 e 1856.
Il Sultano respinge il battesimo, come confermano le altre fonti, ma solo perché teme per la sua
vita e per quella di San Francesco e dei suoi frati, e :
“… Disse allora
santo Francesco: « Signore, io mi parto ora da voi, ma poi ch’io sarò tornato in mio paese e
ito in cielo, per la grazia di Dio, dopo la morte mia, secondo che piacerà a Dio, ti manderò
due de’ miei frati, da’ quali tu riceverai il santo battesimo di Cristo, e sarai salvo, siccome
m’ha rivelato il mio Signore Gesù Cristo. E tu in questo mezzo ti sciogli d’ogni impaccio,
acciò che quando verrà a te la grazia di Dio, ti truovi apparecchiato a fede e divozione ». E
così promise di fare e fece.
Fatto questo, santo Francesco torna con quello venerabile collegio de’ suoi compagni
santi; e dopo alquanti anni santo Francesco per morte corporale rendè l’ anima a Dio. E ‘l
Soldano infermando sì aspetta la promessa di santo Francesco, e fa istare guardie a certi
passi, e comanda che se due frati v’ apparissono in abito di santo Francesco, di subito
fussino menati a lui. In quel tempo apparve santo Francesco a due frati e comandò loro che
sanza indugio andassono al Soldano e procurino la sua salute, secondo che gli avea
promesso. Li quali frati subito si mossono, e passando il mare, dalle dette guardie furono
menati al Soldano. E veggendoli, il Soldano ebbe grandissima allegrezza e disse: « Ora so io
veramente che Iddio ha mandato a me li servi suoi per la mia salute, secondo la promessa
che mi fece santo Francesco per revelazione divina ». Ricevendo adunque informazione
della fede di Cristo e ‘I santo battesimo dalli detti frati, così ringenerato in Cristo sì morì in
quella infermità, e fu salva l’anima sua per meriti e per orazioni di santo Francesco.”
Con l’occasione ho riletto tutti gli episodi delle fonti francescane che riguardavano questo incontro,
tra Francesco e il Sultano, che da alcuni viene letto come il prototipo del dialogo interreligioso,
dialogo che ha avuto il suo apice nella giornata dell’incontro interreligioso del 27 Ottobre 1986 ad Assisi
e da altri invece viene visto in modo del tutto opposto come un momento di ‘proselitismo‘.
Così come la profezia inascoltata della sconfitta dei cristiani a Damiata viene letta oggi come una condanna
ante litteram delle crociata e del loro spirito militaresco, cosa che però non traspare immediatamente
dalla lettura delle fonti dove è possibile trovare il riporto di dichiarazioni di approvazione di San Francesco (FF2691),
sulla cui veridicità storica possiamo ampiamente discutere, ma non possiamo discutere sul fatto
che all’epoca di fatti, ‘non approvare le crociate’ era considerato come minimo un atto di disobbedienza al papa.
La questione non è una questione di ‘lana caprina’, merita più una di riflessione storica e teologica
che deve aiutarci anche a vivere i fatti storici di oggi, a capire la giusta linea di confine tra il dialogo e il proselitismo,
tra il rispetto della fede degli altri e l’annuncio della fede in Cristo e nella Santissima Trinità.
Tornado all’affresco conservato nella sala delle conferenze di Rieti,
c’è una piccola ma significativa variazione rispetto al racconto dei fioretti,
è santo Francesco stesso che si vede nel confortare il sultano moribondo steso sul suo letto!
La presenza dell’aureola nel capo di Francesco, ne identifica il suo appartenere già al Paradiso
e alla trascendenza, i due angeli ratificano questo status nuovo del santo,
ma al contempo nobilitano la missione di chi come i due frati del sultano moribondo
conforta gli agonizzanti e da loro il viatico e l’estrema unzione.
Insomma un invito ai fedeli, alla vicinanza ai sacramenti, specie nell’ora della morte
per giungere in quel paradiso dove li attende già San Francesco
colui il quale dopo aver cantato con parole sublimi le meraviglie del creato
dichiara:
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore’
et ringratiate et serviateli cum grande humilitate
Forse il quadro non voleva esprimere solo i risultati della fede e del coraggio della predicazione di San Francesco
ma volava invitare i fedeli a non aver paura della morte,
che il santo padre Francesco sarebbe stato presente ai suoi figli con i suoi angeli,
di non aver paura di chiedere per i propri familiari moribondi la presenza di un sacerdote,
e ai frati di avere coraggio nella predicazione, ma anche tanta pazienza,
perché la conversione di un cuore alla Misericordia di Dio alle volte richiede molto tempo.
Claudio Pace 30 9 2018 sul sultano moribondo della sala conferenze del palazzo papale di Rieti
Reliquie pastorelli
Ieri mattina, sabato 13 Gennaio, l’Unitalsi di Terni ha portato presso l’ospedale di Terni le reliquie dei pastorelli di Fatima, Giacinta e Francesco, canonizzati da Papa Francesco nella data dell’anniversario dei cento anni della prima apparizione 13 Maggio 2017.
Anniversario che abbiamo celebrato anche ad Assisi con il nascente Gruppo ‘Assisi nel Vento‘
Hanno accolto le reliquie la piccola comunità della cappellania dell’Ospedale di Terni composta dai frati Angelo Gatto (cappellano) e Bernardo (chiamato da tutti Benhur), le consacrate dell’Idente che lavorano in ospedale, a altri fedeli che collaborano alle attività di animazione liturgica e di volontariato presso la cappella dell’Ospedale.
Le reliquie sono state portate dai volontari della sottosezione di Terni dell’Unitalsi.
La sottosezione di Terni vanta come suo fondatore, il venerabile servo di Dio Giunio Tinarelli,
un operaio che lavorava nelle medesime acciaierie dove lavoro,
ma che una brutta malattia degenerativa lo ha costretto a stare immobile in un letto.
Apparentemente Giunio Tinarelli perse con la salute, ogni cosa, il lavoro, la fidanzata, la possibilità di avere figli …
ma ritrovò la fede, e con la fede un’energia apostolica senza pari.
Il pellegrinaggio è stato organizzato per la celebrazione dell’anniversario della sua nascita in cielo (14 Gennaio 1956)
e la scelta della tappa presso l’ospedale di Terni non è stato un caso.
Giunio ha mostrato come la sofferenza se accettata e offerta Dio è feconda,
è una testimonianza della Misericordia di Dio,
è una vocazione nella vocazione che tutti i cristiani hanno quella di essere santi.
L’augurio di tutti è che presto la chiesa possa dichiarare Giunio Tinarelli, operaio delle acciaierie di Terni, beato!
Terni 14 Gennaio 2018 Claudio Pace
Di seguito alcune foto scattate al volo sull’atrio dell’ospedale e dentro la cappella, per la plyalist dei filmati clicca QUI
Cubo Sonoro
La chiesa di San Paolo apostolo a Foligno, meglio nota come il Cubo di Fuskas, è stata costruita all’inizio del nuovo millennio, il nostro, tra gli anni 2001 e 2009.
Come tutte le opere architettoniche moderne ha sucistato qualche polemica e qualche lamentela.
Per il troppo impatto che ha sul territorio, secondo il critico d’arte per eccellenza Vittorio Sgarbi, e per la mancanza di una buona climatizzazione che la renderebbe troppo gelida d’inverno, essendo difficile e costosa da riscaldare.
Una chiesa congelatore come è stata polemicamente definita.
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