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San Michele difendici nel combattimento

San Michele difendici nel combattimento!

“San Michele difendici nel combattimento” è l’ultima invocazione della “Exhortatio ad laudem dei“,

il più antico inno liturgico francescano, e corrisponde all’invocazione più comune odierna della preghiera mariana più diffusa al mondo,

l’Ave Maria, che si conclude proprio con una richiesta di preghiera e soccorso, nel momento presente e nell’ora della nostra morte,

il momento nel quale l’anima concluso il suo tempo qui sulla terra inizia il suo cammino dopo questa vita.

Un momento che viene denominato dal catechismo come il momento del giudizio particolare, che riguarda cioè la singola anima, per distinguerlo da quello universale che riguarderà tutti:

il giudizio universale.

La bilancia della giustizia divina

All’epoca di Santo Francesco, era comune credenza che l’anima dell’uomo dopo la morte venisse sottoposta da San Michele

ad una specie di pesatura, in un bilancia con due piatti.

In un piatto venivano messi come pesi tutti peccati e le azioni malvage che aveva commesso quell’anima nel corso della sua vita,

nell’altro tutte le preghiere e le buone azioni, fatte da lui o per lui.

A secondo l’esito della pesatura, l’anima veniva presa in consegna da San Michele e presentata a Dio per un destino di gloria,

o lasciata alla grinfia dei diavoli che la avrebbero trascinata per sempre nell’inferno.

Di qui la necessità di invocare San Michele, laddove la bilancia non fosse completamente rivolta verso il piatto dei peccati, e ci fosse un combattimento

tra angeli e demoni, dunque è bene, preventivamente farsi amico, il principe degli angeli affinchè questo combattimento finisca bene.

Un combattimento che in realtà, se si è furbi, comincia prima dell’ora della morte, perché compiendo il bene, seguendo i comandamenti di Dio,

a cominciare dal più importante comandamento che è quello dell’amore di Dio e del prossimo, si consentirà all’arcangelo di far pesare la bilancia dal lato giusto…

Diventare Cavaliere

Nel dipinto di Giotto, che si trova nella basilica superiore della chiesa di San Francesco di Assisi  ad Assisi, viene rappresentato il sogno delle armi e della bellissima sposa che spinse il giovane Francesco a partire in cerca di avventure e di gloria. Durante il viaggio un secondo sogno farà capire meglio il primo sogno: non è la gloria sui campi di battaglia che deve cercare ma quellla di Dio. Non le spade, le armature, gli scudi, ma la preghiera, il digiuno e la predicazione del Santo Vangelo con le parole e l’esempio. 

Questa storia del combattere, una mania dell’uomo da sempre, riguardò anche la vita di San Francesco, al secolo Giovanni Bernardone,

figlio di Pietro Bernandone e di donna Pica, era un figlio di mercanti, desideroso di combattere, non solo per gli interessi degli assisani.

ma forse anche per dare alla sua famiglia, qualcosa che non si poteva comprare con i soldi, la gloria di essere nobili…

Gloria che un nobile poteva ottenere con il sangue dei nemici nei campi di battaglia, campi che intense continuare a frequentare

nonostante l’esperienza della prigionia fatta dopo una sconfitta subita dagli odiati vicini perugini nei pressi di Collestrada.

Secondo il racconto delle fonti francescane (FF587) la sua conversione avvenne lontano ad Assisi, forse a Spoleto,

durante un viaggio finalizzato al suo desiderio di combattere,  viaggio in cui capì che il suo desiderio di gloria era giusto

ma che questa gloria bisognava ottenerla servendo come padrone il Signore Dio dell’Universo non gli uomini,

con le armi della preghiera, del digiuno e della penitenza, non con le spade, gli scudi e le armature metalliche.

Lettera agli Efesini

Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne,

ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.

Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.

State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia,

e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace.

Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno;

prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.

Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi…

Lettera agli Efesini 6,11-18

San Pietro Extra Moenia

San Michele difendici nel combattimento
Particolare della facciata di San Pietro Extra Moenia di Spoleto, con il giudizio particolare di una anima salvata da San Michele (nel riquadro in alto) o lasciata alle grinfie del demonio (nel riquadro in basso). 

Chissà se la bellissima facciata della chiesa di San Pietro fuori le mura di Spoleto, che Francesco ebbe sicuramente occasione di vedere,

cosi come la vediamo oggi noi, risale infatti alla fine del dodicesimo secolo,  e in cui si narra del ruolo di Michele

e del destino soteriologico di ogni anima, fu per lui un ulteriore invito alla conversione, come lo fu e lo è per ogni pellegrino che passasse di lì.

Questi infatti più che ammirare la bellezza e la antichità dell’opera d’arte dovrebbe coglierne il messaggio,

un invito a pensare meno alle cose di quaggiù, che durano poco, di più alle cose del cielo, che sono eterne, secondo le parole dell’aposto Paolo:

“Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio;  pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra”.

(Lettera ai Colossesi 3,1-2).

Devozione di San Francesco per San Michele

Francesco ebbe una devozione particolare per San Michele, proprio per quel suo compito di presentare le anime a Dio, come attesta il suo biografo Tommaso da Celano

Ripeteva spesso che si deve onorare in modo più solenne il beato Michele, perché ha il compito di presentare le anime a Dio. (…)

E diceva: ‘Ciascuno a onore di così glorioso principe dovrebbe offrire a Dio un omaggio di lode o qualche altro dono particolare’”. (FF 785).

In onore di San Michele praticava la cosiddetta ‘Quaresima di San Michele’  nel periodo compreso tra la festa dell’Assunta del 15 Agosto e la festa dell’arcangelo il 29 Settembre.

Non è un caso che il santo riceve il dono delle Stigmate sul monte della Verna, proprio in questo periodo o che a San Michele sono legati i luoghi di due delle sue più importanti fondazioni

di comunità, quella di Greccio e quella meno conosciuta della romita di Cesi.

A Cesi, si trova infatti una antica chiesa (oggi sconsacrata)  dedicata a San Michele risalente all’undicesimo secolo,

mentre a Greccio si trova una chiesa dedicata a San Michele che è anche il patrono dell’incantevole borgo.

Convegni sugli angeli a Greccio

A Greccio, già nel 2017, con la partecipazione del guardiano di allora, frate Luciano De Giusti (attualmente padre provinciale della provincia di San Bonaventura),

dei teologi Fra Alviero Niccacci e Francesco Bindella, abbiamo tenuto un convegno sul tema della diaconia angelica, e di recente e non casualmente,

abbiamo voluto, parlando di Intelligenza angelica e di intelligenza artificiale, scegliere il medesimo luogo,  celebrare il nono convegno Assisi nel Vento.

Abbiamo pensato agli angeli, come esempio classico di un intelligenza non legata all carne e la materialità come è la AI che non è, una nuova forma di vita

creata dall’uomo, ma semplicemente una applicazione dell’intelligenza dell’uomo creato da Dio, l’uomo può trasmettere la vita non crearla ex novo.

Claudio Pace 14 luglio 2023 sull’invocazione conclusiva della Exhortatio ad laudem Dei: San Michele difendici nel combattimento

In copertina

San Michele difendici nel combattimento
San Michele difendici nel combattimento! Si tu nostro presidio e difesa nel giorno del  nostro giudizio particolare.  L’immagine votiva nella  foto si trova nella chiesa di San Giovanni Battista a Rocca San Zenone a Terni nella Val di Serra.

 

 


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