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PAPA FRANCESCO IN UMBRIA: UNA FERMATA ALLA STAZIONE DI TERNI?

PAPA FRANCESCO IN UMBRIA: UNA FERMATA ALLA STAZIONE DI TERNI?

Papa Francesco in Umbria nella Terra di San Francesco la statua nella stazione di Terni
Papa Francesco in Umbria nella Terra di San Francesco

Papa Francesco in Umbria, ad Assisi il prossimo quattro ottobre, è un avvenimento importante per Assisi, la capitale della Pace dell’Umbria e del mondo, e per tutta l’Umbria che quest’anno renderà omaggio alla tomba del santo più famoso del mondo con la presenza, più che desiderata, di una figura che sta davvero illuminando il cammino di fede, consapevole e no, dei credenti e di chi è alla ricerca del vero. Dopo le visite di Giovanni Paolo Secondo e di Papa Benedetto, ecco la visita di Papa Francesco in Umbria che probabilmente avverrà in treno, proseguendo una tradizione già iniziata con il prossimo santo, Giovanni XXIII. Mi auguro che si abbia la possibilità di avere una breve fermata del Papa che viene in Umbria dalla fine del mondo, nella nostra stazione di Terni.  Poco importa che non scenda nemmeno dal treno o che scenda pochi secondi un attimo vicino alla statua, che dei devoti fedeli del terz’ordine francescano vollero erigere proprio sul binario di una linea ‘periferica’ che collega Terni a Rieti e Sulmona passando  attraverso Cospea, Marmore, Piediluco e la Valle santa reatina il luogo di tanti incontri tra i papi e san Francesco e dove fu inventato il presepe e composto il cantico delle creature. L’importante è che si fermi e benedica e apra i cuori e le menti delle persone per trovare soluzioni ai molti problemi che si vivono nel mondo del lavoro e del non lavoro, della drammatica situazione dei giovani tra i quali molti ormai non studiano e nemmeno cercano più un posto di lavoro. Vale la pena ricordare che il servizio  ferroviario viene fatto dai lavoratori di Umbria Mobilità, società che sta vivendo un periodo di particolare crisi, e che polo chimico, siderurgico e industria delle acque vivono momenti di ansia per il loro futuro. La benedizione del Papa Francesco in Umbria a Terni, nella stazione di Terni protagonista mediatica delle note vicende delle manifestazioni per il futuro delle acciaierie dell’Ast di Terni, sarebbe un ulteriore piccolo ma significativo contributo in attesa di averlo anche noi nella nostra città, nelle nostre fabbriche e nel nostro duomo dove attende la resurrezione del suo corpo martoriato ed immolato, una lampada della fede il venerabile operaio nostro collega: ‘Giunio Tinarelli’! Benvenuto al Papa Francesco in Umbria anche da Terni!
Claudio Pace Terni 9 Luglio 2013 – Bloggergiornale dell'Umbria papa alla stazione fscorriere umbria papa alla stazione fs
Spero che i sindaci di Terni e di Assisi, Leopoldo Di Girolamo e Claudio Ricci, possano far pervenire al papa e al suo staff organizzativo questa ‘piccola’ richiesta. Nel link le immagini sfuocate di papa Benedetto che sfrecciava verso Assisi il 27 Ottobre del 2011 Mentre per le immagini della storica visita del Papa Giovanni Paolo Secondo a Terni del 19 Marzo 1981 ecco il sito, molto interessante del papa operaio. Questa foto in particolare è stata posta nella mensa delle acciaierie di Terni, i due operai che pranzavano con il papa furono estratti a sorte. Qui invece con il compianto vescovo di Norcia e Spoleto  mons. Ottorino Pietro Alberti che tanti suoi fedeli, tra cui il sottoscritto, ancora ricordano con moltissimo affetto. Un autentico un infaticabile servo di Dio e del prossimo, che adesso è nel riposo di Dio

Fede e morte dell’io nella Lumen Fidei

La Fede di Francesco nella Parola che ascoltava nel suo cuore
San Damiano: La fede spinse Francesco a riparare la Sua Casa

Fede e morte dell’io nella Lumen Fidei

La fede, la grande protagonista della Lumen Fidei, è figlia dell’amore, per ricevere il dono della fede occorre accogliere l’amore di Dio, amore che trasforma sé stessi e rinnova dando la capacità di vedere le cose con una nuova ottica.

Papa Francesco o forse papa Benedetto, non è dato sapere scrive nell’enciclica:
La fede conosce in quanto è legata all’amore, in quanto l’amore stesso porta una luce. La comprensione della fede è quella che nasce quando riceviamo il grande amore di Dio che ci trasforma interiormente e ci dona occhi nuovi per vedere la realtà.

E quale questa realtà che la fede ci fa vedere? E’ un circolo virtuoso, una felice tautologia, con l’amore si vede cosa è l’amore e che …

L’amore non si può ridurre a un sentimento che va e viene. Esso tocca, sì, la nostra affettività, ma per aprirla alla persona amata e iniziare così un cammino, che è un uscire dalla chiusura nel proprio io e andare verso l’altra persona, per edificare un rapporto duraturo; l’amore mira all’unione con la persona amata.

Ecco una semplice realtà, la coppia, il connubio sponsale, realtà voluta dal Dio trinitario ma che in qualche modo trinitario è sempre stato ma in modo dinamico e non statico, tant’è vero che il credo usa il verbo ‘procedere’ per spiegare l’origine (che origine non è perché è da sempre) del santo Pnuema. Non è lo Spirito Santo l’unione tra Padre e Figlio, l’Amore divino che li unisce e che diventata esso stesso persona, nel trasfondersi dell’Amore del verbo Dio che va verso Dio (Padre)?

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OUTOKUMPU ASSUME A CALVERT ovvero … Volevo andare in Alabama

ALABAMA Dipendenti Ast TerniOUTOKUMPU ASSUME  A CALVERT ovvero … Volevo andare in Alabama 

Calvert  in Alabama è una fabbrica di acciaio inossidabile, voluta dalla thyssenkrupp e dal governo americano interessato ad industrializzare una zona non floridissima degli US che è costata fatica e sudore costruirla, con ritardi e costi notevoli,  e che adesso produce quello stesso acciaio che facciamo qui a Terni. Qualche anno fa Thyssenkrupp cercava personale all’interno dei suoi stabilimenti siti in varie parti del mondo, Germania, Italia, Cina, Messico, Brasile e nelle intenzioni del board tedesco di allora c’era quella di creare in Alabama un sito ‘multietnico’ dove lavoratori di varie nazionalità, in cui erano siti i loro stabilimenti, avrebbero dovuto collaborare alla riuscita di un nuovo stabilimento che aveva e forse ancora ha, programmi ambiziosi di sviluppo del mercato nell’intera America. Nessuno o quasi, voleva dirlo, ma tante persone, operai, impiegati, quadri e forse anche dirigenti, diedero la disponibilità ad andare in Alabama,  ma nessuno ha mai saputo ufficialmente quanta gente fosse. E su questo autentico fenomeno sociale, il desiderio di espatriare, ogni tanto si scherzava e si scherza ancora  il ‘Volevo andare in Alabama’  è un espressione di rammarico scherzoso per continuare ad affrontare la routine di lavoro all’interno dello stabilimento ternano. Ma lo scherzo era anche sui dettagli del lavoro,  qualcuno descriveva i dpi (dispositivi di protezione individuale) e gli strumenti di lavoro: una palla di ferro pesante da legare con una catena alla caviglia, una tuta a righe (come quella dei carcerati di Alcatraz) e degli enormi  spazzoloni per pulire i denti degli alligatori. Insomma tanto materiale per un film di Paolo Villaggio, che prima di essere un grande attore comico era dipendente di una nota acciaieria di stato ligure. Di questi anonimi richiedenti ne ho conosciuto due, uno, di livello quadro, giudicò insufficienti le condizioni economiche, l’altro che invece aveva accettato di mail in mail si è vista rinviare la partenza, dovuta ai ritardi della costruzione,  finché capì che il suo sogno era sfumato.  Mi è capitato pure di assistere a un litigio tra coniugi, uno dei quali, un collega aveva ormai deciso di andare dando la sua disponibilità mentre lei invece si diceva  pronta a rompere la relazione perché non voleva rimanere sola mentre lui chissà come si sarebbe consolato … ,  avessero saputo dell’assoluta inutilità del litigio … Confesso che anch’io fui tentato, cercavano personale esperto dei sistemi di gestione qualità ma con esperienza sulle norme del settore automotive (ISOTS 16949) che però non avevo. Insomma questo Alabama è stato ed è un sogno infranto di molti ternani,  che possono consolarsi del fatto che Outokumpu oggi cerca personale anche attraverso un filmato visibile in un sito internet americano. Chi vuole andare in Alabama e conosce un po’ di inglese può provare a contattarli,  anche se la zona non appare decisamente tra la più bella degli Stati Uniti di America.

6 7 2013 Claudio Pace

Lumen Fidei alla ricerca di Dio e del senso della vita

Lumen FideiLUMEN FIDEI alla ricerca di Dio e del senso della vita.

Lumen Fidei , questa lettera enciclica è una delle sorprese più belle di questo primo anno di pontificato del nuovo papa Francesco, tanto più sorprendente quanto il linguaggio dimostra continuità con quello del suo, meno popolare, ma non per questo meno amato, papa Benedetto XVI.

Le parole dell’enciclica Lumen Fidei, non hanno la stessa familiarità di quelle che escono dalla sua bocca, quando saluta i fedeli con i classici ‘buon giorno, buon pranzo’ che parlano al cuore delle persone molto di più di dotte parole.

“Il papa mi saluta, mi augura buon pranzo,  è uno di noi che vive nel mondo come noi è un amico che percorre le nostre stesse strade … “!

E’ vero, ma non per questo esserci cosi vicino che rinuncia ad aiutarci a percorrerle nella direzione giusta che è quella che della fede che non abbaglia soltanto ma  illumina il cammino, aiutando il lume della ragione ad andare oltre i suoi limiti intrinsechi.  Il papa Francesco, …

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AST Terni non è e non deve essere come il vaso di coccio tra i vasi di ferro

AST Terni 5 Giugno 2013 alla stazione il sindaco ferito
AST Terni 5 Giugno 2013 alla stazione il sindaco ferito durante la manifestazione per l’AST di Terni

AST Terni non è e non deve essere come il vaso di coccio tra i vasi di ferro

AST Terni: Solo alcuni problemi della siderurgia italiana sono comuni a molte altre realtà non solo europee,  siamo in un periodo di recessione, e la recessione colpisce tutti, specie le aziende siderurgiche che vengono definite cicliche, proprio perché più delle altre risentono delle condizioni generali del mercato. Il sottoscritto quando fu assunto in Terninoss, azienda antenata dell’AST  Terni se così si può dire, nel lontano 1985, si sentiva dire dai colleghi più anziani che gli americani, comproprietari con finsider del comparto del freddo fino al 1986, se ne andavano perché era finito un ciclo e gli azionisti che avevano tanto guadagnato non volevano rimetterci nel mandare avanti una  azienda siderurgica in un momento, allora come oggi, così difficile per il mercato.

Venticinque anni dopo i discorsi non cambiano per l’Ast  Terni , cambiano gli scenari con attori che prima non c’erano. Brasiliani, cinesi, coreani, indiani, turchi allora non si consideravano concorrenti, oggi invece lo sono, hanno conquistato il mondo.  Le lavorazioni del magnetico, per esempio, finiscono in Turchia, dove la manodopera costa decisamente meno e forse non c’è la stessa attenzione per i problemi della salute e dell’ambiente che in Italia fortunatamente c’è. In Italia nel settore, per anni, abbiamo avuto un panorama di coesistenza tra aziende medio piccole e grandi come l’Ilva di Taranto e la stessa AST  Terni,  oggi invece si sconta il fallimento di quelle che sono state le privatizzazioni fatte negli anni novanta, quando si pensava che lo stato non fosse più in grado di sostenere economicamente la siderurgia e che invece il mercato sì. Ma il mercato, è degli speculatori, qualcuno lo dimenticò e il mercato non ha le stesse finalità dello stato che deve interessarsi del bene comune dei cittadini e che può investire il denaro pubblico  anche dove il denaro privato non sarebbe mai messo perché a rischio perdita. Adesso però non è più il momento di soffermarsi  al passato, ma di guardare verso il presente prima e il futuro poi anche se le lezioni del passato non vanno dimenticate, e se questo vale  per tutti lo vale di più per l’AST Terni. Il presente, purtroppo,  va verso la concentrazione delle industrie e una sempre costante diminuzione di alcuni ‘output’ tradizionali come quello diretto verso l’automotive o il settore ‘bianco’ degli elettrodomestici per esempio, che va sempre più delocalizzandosi perché ahimè, per quanto si tratti e di discuta, solo una forte diminuzione dei costi della manodopera,  della tassazione e della burocrazia (si pensi agli infiniti tempi legali per ottenere un recupero forzoso dei crediti) potrebbero invertire il declino economico  industriale del bel paese, che invece continua ad essere il bel paese per pochi. Una corte che decide di cassare la tassazione delle pensioni  d’oro e cancellare il lungo, lento e laborioso lavoro fatto dai due rami del parlamento, lasciando inalterato un sistema che ormai ha creato un abisso tra ricchi e poveri, tra occupati, per lo più vecchi, e giovani, per lo più precari, da l’idea di come siamo messi davvero male come capacità di attrazione di capitali e imprese  da fuori e soprattutto capacità di uscire rapidamente  alla recessione, non è stato un bel segnale e i media lo hanno praticamente ignorato. Hanno sotto il loro mirino la politica e non osano discutere di altro anche quando sarebbe giusto farlo. Vogliamo parlare del credito? Del disastro che hanno creato i trattati di Basilea, uno, due e tre con una stretta sul credito e un rialzo dei tassi di interesse che non ha messo al sicuro nemmeno le banche? Queste alla fine traggono anche loro il guadagno dal lavoro delle imprese e non dai pezzi di carta, i derivati, che rischiano di essere solo una moderna catena di sant’Antonio e che possono essere usati come strumento di pressione contro le democrazie.  Se una banca internazionale muove un po’ di derivati o vende un po’ di titoli di debito di uno stato, lo mette in ginocchio e può far cadere i governi anche se democraticamente eletti. La concentrazione delle banche,  in un sistema come quello italiano che è fatto da imprese, per lo più medio piccole, è stato davvero un guaio per l’intera economia italiana.  Per gli imprenditori locali non c’è più una banca locale che li conosca bene e che è capace di dare fiducia a chi è veramente nel bisogno e non è in grado di dare quegli asset che le banche vogliono.  E purtroppo non si vuole tornare indietro, e si dimentica che non siamo negli Usa ma negli stati non uniti di Europa, dove ogni stato, se non regione, fa solo i suoi interessi e vede gli altri stati come concorrenti e l’Europa come un concentrato di lobby e di potentati.  

In questo contesto Terni non è e non deve essere come il vaso di coccio tra i vasi di ferro di manzoniana memoria. L’ Umbria è compatta e unita, ha già fatto sentire la sua voce con le manifestazioni di piazza e con le dichiarazioni dei suoi massimi esponenti e non è disposta ad accettare qualunque soluzione purché si salvi qualche posto del lavoro.  La lezione venuta dalla vertenza del magnetico è servita! Che siano due T, AST Terni – Tornio, con riferimento a quel piano bocciato dall’antitrust che perlomeno garantiva la saturazione dello stabilimento dell’AST Terni con la produzione del ferritico, che siano le 3 T, che si dice siano comprese nel piano Tajani (Taranto, Terni e Trieste), il bel paese deve mantenere la sua forza nella siderurgia che è strategica a prescindere e Terni vuole politiche industriali chiare da uno stato che venti anni fa commise l’errore di svendere i suoi asset allo straniero , allora non si chaimava AST Terni ma solo Terni, senza garanzie di sorta.

Per il momento ci sono solo indiscrezioni, bocche cucite, qualcuno sa qualche mezza cosa,  “quelli che contano e che sanno” sappiano però che la gente di Terni vuole un futuro per il polo siderurgico, un futuro che magari preveda il ritorno a lavorazioni come quella del Titanio o del Magnetico, che diversifichino il rischio di fare solo inox.  In questo senso anche i fucinati vanno salvaguardati e per una ragione anche di cultura industriale:  sbagliato perdere le conoscenze tecnologiche in questo settore che con una ripartenza della domanda energetica potrebbe all’improvviso ripartire.    

Cosa dice l’Europa in tal senso? Cosa dirà l’Aperam messo che Outokumpu accetti la sua offerta fino ad oggi considerata irricevibile?  Si presentino con un piano industriale serio e credibile!

E a questo futuro vanno legati i servizi! E non solo per l’AST Terni. 
Il sottosegretario umbro ai trasporti compia, con il ministro Lupi, il miracolo di concretizzare il collegamento stradale-ferroviario (per le merci)  al porto di Civitavecchia con l’Umbria e l’università di Perugia delocalizzi completamente la sua facoltà di Ingegneria a Terni, che i soldi spesi per altri corsi sono soldi veramente spesi male  mentre sarebbe giusto che il dipartimento di Ingegneria stesse vicino ai luoghi dove il suo sapere da una parte serve, da una parte si arricchisce dal confronto con la realtà del mondo del lavoro.

Terni 5 luglio ’13         Claudio Pace Blogger