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Lumen Fidei alla ricerca di Dio e del senso della vita

Lumen FideiLUMEN FIDEI alla ricerca di Dio e del senso della vita.

Lumen Fidei , questa lettera enciclica è una delle sorprese più belle di questo primo anno di pontificato del nuovo papa Francesco, tanto più sorprendente quanto il linguaggio dimostra continuità con quello del suo, meno popolare, ma non per questo meno amato, papa Benedetto XVI.

Le parole dell’enciclica Lumen Fidei, non hanno la stessa familiarità di quelle che escono dalla sua bocca, quando saluta i fedeli con i classici ‘buon giorno, buon pranzo’ che parlano al cuore delle persone molto di più di dotte parole.

“Il papa mi saluta, mi augura buon pranzo,  è uno di noi che vive nel mondo come noi è un amico che percorre le nostre stesse strade … “!

E’ vero, ma non per questo esserci cosi vicino che rinuncia ad aiutarci a percorrerle nella direzione giusta che è quella che della fede che non abbaglia soltanto ma  illumina il cammino, aiutando il lume della ragione ad andare oltre i suoi limiti intrinsechi.  Il papa Francesco, … Sempre nella Lumen Fidei,  spiega molto bene, il rapporto fede-ragione, attingendo dalla teologia medioevale una citazione di una omelia di Guglielmo di Saint Thierry:   “ … questa tradizione quando commenta un versetto del Cantico dei Cantici in cui l’amato dice all’amata: I tuoi occhi sono occhi di colomba (cfr Ct 1,15).21 Questi due occhi, spiega  Guglielmo, sono la ragione credente e l’amore,  che diventano un solo occhio per giungere a contemplare Dio, quando l’intelletto si fa «intelletto di un amore illuminato»”.  Quasi un terzo occhio, la fusione tra ragione e amore che diviene intelletto …

Nulla di nuovo dunque?

Nella Lumen Fidei è sempre il solito discorso della fides e ratio, fede e ragione, a cui chi non crede obbietterà: ‘e chi non ha il dono della fede’?

Una sospetta autoreferenzialità del cattolicesimo che si  permette quasi di imbrigliare   la ragione senza darne però una motivazione scientifica?

Direi di no,  qualcosa di nuovo nella Lumen Fidei c’è anche per chi non crede, anche per chi non riconosce alla Chiesa, alla Parola di Dio quel valore intrinseco di un Dio che parla e che attrae a sé l’uomo. 

Con linguaggio originale, ipsissima verba del papa Francesco, dopo avere citato madre Teresa di Calcutta e Francesco nel suo incontro con il lebbrosi, il papa puntualizza verso la fine della Lumen Fidei:

All’uomo che soffre, Dio non dona un ragionamento che spieghi tutto, ma offre la sua risposta nella forma di una presenza che accompagna, di una storia di bene che si unisce ad ogni storia di sofferenza per aprire in essa un varco di luce. In Cristo, Dio stesso ha voluto condividere con noi questa strada e offrirci il suo sguardo per vedere in essa la luce. Cristo è colui che, avendo sopportato il dolore, «dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,2). La sofferenza … “.

Queste parole rimandano al mistero della carità intesa come servizio alla sofferenza degli altri, ma anche al senso della sofferenza in sé, di quel Cristo Crocifisso che contemplato da o un senso di scandalo e rifiuto (come può Dio permettere o volere questo?) o invece apre il cuore al senso vero della sofferenza  di ogni uomo,  dello stesso creato, … quello della deificazione, del cammino che ogni uomo, consapevolmente o inconsapevolemente fa ‘verso Dio’ come lo stesso Verbo, che era Dio, fa.  E’ quindi risolto il problema dell’autoreferenzialità?

Forse no, forse l’unico modo per risolverlo è avere fede, credere, aprire il libro della Parola di Dio che aprì sant’Agostino quando sentì una voce di fanciulli cantare ‘prendi e leggi’ e lesse la Parola e dentro di sé trovo quella luce immateriale quel Dio che è il Padre che abita nei cieli, in ognuno di noi cioè,  nella parte più intima di noi che è il nostro spirito. Già perché ognuno di noi, a prescindere dal suo comportamento morale, dai suoi più o meno grossi difetti e peccati, viene visto da Dio come un cielo immenso  dove abitare e farsi invocare, ‘Padre nostro che sei nei cieli …’.

Nei cieli appunto  in tutti gli uomini che come degli ‘adulti bambini’ si lasciano inabitare da Dio, seguendo i suoi comandamenti, ragionando e amando, rendendo il loro intelletto un intelletto amoroso.

Occorre dunque un vuoto, come il  vuoto, con il quale un mio amico fisico un po’ eretico, spiega la composizione e la differenziazione della materia (il  vuoto quantomeccanico).

Qui si tratta di un vuoto spirituale, che ciascuno di noi deve creare dentro di se per far spazio a Dio, alla sua Parola, alla sua Grazia.

Un Dio che si espande in ogni uomo che mantenendo la  grazia di Dio crea un vuoto interiore atto all’espansione di Dio, cosi come la materia dell’universo si sarebbe espansa nel vuoto quantomeccanico primordiale.

Nel vuoto di ogni anima Dio ‘nuota’,  lasciando che la  colomba  del suo santo Spirito ivi si posi.

Oggi nella trascendenza quella di Dio nell’uomo è inabitazione, siamo già figli di Dio per adozione! Domani nell’immanenza sarà invece piena comunione, trasformazione di noi in Dio, cioè deificazione.

Saremo Dei perché lo vedremo come Egli è, sarà impresso per sempre nel nostro cuore il suo santo Nome, quello che Dio rivelò a Mosè nel Roveto: Io Sono.    

7 2013 Claudio Pace – Blogger su Lumen Fidei

 

Vedi anche http://www.claudiopace.it/la-fede-e-la-morte-dellio-nella-lumen-fidei/

Per il testo della Lumen Fidei vedi link http://www.vatican.va/phome_it.htm o direttamente per leggere la Lumen Fidei http://www.vatican.va/lumen-fidei/it/html/index.html mentre per il download del pdf della Lumen Fidei http://www.vatican.va/holy_father/francesco/encyclicals/documents/papa-francesco_20130629_enciclica-lumen-fidei_it.pdf e infine per la sola lettura della Lumen Fidei http://www.vatican.va/holy_father/francesco/encyclicals/documents/papa-francesco_20130629_enciclica-lumen-fidei_it.html

 


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