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Vento. La voce del vento, lo Spirito e la nascita dall’Alto

Vento. La voce del vento, lo Spirito e la nascita dall’Alto

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Vento

È Notte, Gesù riceve una visita di una delle colombe del sinedrio, Nicodemo, un rabbi del sinedrio, uomo molto prudente, ma non codardo, come ha dimostrato pubblicamente dopo la morte di Gesù andando, insieme a Giuseppe di Arimatea, a chiedere il suo cadavere a Pilato, per dare a quel profeta e giusto una degna sepoltura.

È Notte, forse all’inizio a Nicodemo è mancato il coraggio di manifestare pubblicamente la sua simpatia per questo Rabbi galileo, che pur non avendo frequentato nessuna delle scuole più importanti dell’epoca, come quelle di Hillel e di Sadoc, ne ha messo su una sua.

Una scuola quella del Rabbi Galileo, dove si ascolta una dottrina nuova e al contempo antica, e dove alle parole seguono i fatti,  fatti messianici: conversioni, guarigioni, miracoli e persino resurrezioni.

Certo questo rabbì, viene dalla Galilea, non è un giudeo, lo stesso Giovanni l’immergitore, pur avendo inizialmente testimoniato di avere visto su Gesù la colomba dello Spirito, non ha sciolto la sua scuola, non ha smesso di immergere i pellegrini che attendevano il Messiah, non è divenuto suo discepolo né i suoi fanno le stesse cose che fanno i discepoli di Gesù.

Ci vuole prudenza, ma bisogna parlare con lui entrando subito nel merito nella questione che più ha diviso e ancora dividerà i farisei, “i separati” dai peccatori, che rivendicano la purezza dell’interpretazione della Torah e dei profeti, seguendo una dottrina che parla  di un al di là e di angeli, con i sadducei che credono invece solo alla Torah e ad un eterno divenire ciclico anche della vita umana, destinata a rientrare dopo una vita in un’altra ancora, tramite un nuovo seno materno che ha la funzione di generare e rigenerare corpi, storie umane, vite, in un percorso eterno ma circolare.

Questa è la questione più importante, Rabbi ישו da che parte sta?

Con i sadducei e con i farisei, per la reincarnazione o per gli angeli e un al di là definitivo dopo una unica vita?

Gesù non si limita a dire che sta dalla parte dei farisei che credono negli angeli e nell’al di là, spiega la fonte di questa vita definitiva, di chi è la vera madre che Nicodemo cerca, lo Spirito, e il perché chi gli sta davanti non teorizza come tanti ma da una risposta definitiva perché comunica le realtà da cui proviene, non a lui rivelate ma vissute.

Immaginiamo di esserci a questo colloquio notturno, nascosto, a cui non è detto che abbiano partecipato solo i due protagonisti, ma chissà forse, in silenzio, abbia assistito anche qualche discepolo di ciascuna delle due parti.

Colloquio che ci riporta solo il quarto vangelo, quello scritto più lontano dai fatti rispetti agli altri tre, ma che si immerge proprio nel vivo della questione tipicamente ebraica del destino umano, dell’escatologia.

Vento
Vento. Le parole immortali di San Francesco: “Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento.”

Di questa questione ‘finale’ si approfitterà anche il fariseo  Paolo, prigioniero per l’Annuncio, il quale dichiarandosi fariseo e ortodosso alla Torah creerà scompiglio tra i farisei e i  sadducei non propriamente benevoli nei suoi confronti.

Al centro della risposta di Gesù a Nicodemo, il vento,  la voce del vento,  la sua caratteristica di indipendenza nella volontà, il vento soffia dove vuole, la sua riservatezza nel manifestare la sua provenienza e il suo destino: non sai dove viene e dove va.

Tutte caratteristiche ideali per eleggerlo a simbolo della Ruah, dello Spirito, dotato di sua voce propria, che si può ascoltare, ma non solo ascoltare: Lo Spirito è il vero seno materno dove l’uomo può, deve nascere una volta per sempre, per vivere come lo Spirito, che non sai da dove è venuto, verso una direzione che non conosci.

Forse c’è qualcosa di più di un lasciarsi trasportare dal vento, dallo Spirito, nascendo dallo Spirito si diventa in un certo senso vento, anche nel suo ruolo di fecondazione e di purificazione, di dare sostentamento, e non solo materiale, alle creature come sintetizza Francesco nel suo famoso cantico.

Ma in pratica chi è nato dallo Spirito, vive del vento, dello Spirito, diventa il vanto dello Spirito stesso, non solo un mero ascoltatore passivo, che possa magari insuperbirsi di ascoltare rispetto ad altri che non ascoltano. Ascoltare la voce del Vento, dello Spirito, è invece timore iniziale, che si trasforma in gioia, che si trasforma in responsabilità, la responsabilità di non essere solo ascoltatori.

Tra questi Simon Pietro che nell’ultimo discorso che gli fa Gesù Risorto si sente dire:

In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. (Gv 3,18-19)

Claudio Pace Terni 13 Marzo 2015 su  Vento. La voce del vento, lo Spirito e la nascita dall’Alto

Non meravigliatevi che ho detto a te, bisogna che voi nasciate dall’alto. Il vento, dove vuole,  soffia e la voce di lui ascolti, ma non sai dove viene e dove va. Cosi di ognuno nato dallo Spirito.

Rispose Nicodemo e disse a lui (Rabbi Gesù): ”come possono queste cose avvenire?”.
Rispose Gesù e disse a Lui: “Tu sei il maestro d’Israele e queste cose non conosci?”.
“Amen, Amen dico a te che ciò che sappiamo e diciamo e ciò che abbiamo visto testimoniamo,   e la testimonianza di noi non accogliete. Se le cose terrene ho detto a voi e non credete, come se dirò a voi le cose celesti crederete. E nessuno è salito al cielo se non lo da il cielo essente disceso, il figlio dell’uomo.” 
(Gv 3,7-13)

 


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