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Tecnologia disoccupante? Visitando la centrale di Nera Montoro …

Tecnologia disoccupante? Testimonianza di un lavoratore della centrale di Nera Montoro.

tecnologia disoccupanteTecnologia disoccupante?

Sabato scorso invitato e accompagnato da un mio amico, Sergio Dotto, noto studioso di archeologia industriale, sono stato a visitare la centrale elettrica di Nera Montoro. Per me che lavoro in una fabbrica manifatturiera, l’ambiente della centrale non era nulla di nuovo rispetto agli ambienti in cui praticamente vivo e respiro,  ma un particolare mi ha colpito molto più di altri, la scarsa presenza di manodopera.  Con l’evolversi della tecnologia, infatti, c’è sempre stata meno necessità di persone che compiessero dei lavori, che le macchine programmate sanno compiere anche meglio di come faceva e di come farebbe l’uomo.  

Di seguito la testimonianza di un lavoratore, responsabile dell’Eon che gestisce la centrale e che ci ha aperto i locali per una visita di un gruppo di curiosi ovvero di appassionati di archeologia industriale …

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=ve8suB2z03I&feature=share&list=UUXuJMwimHKo8qB5I1Gg2Ixg[/youtube]

E’ un problema, quella della tecnologia disoccupante, che ho vissuto in prima persona, quando iniziando la mia carriera lavorativa nel centro elettronico della Terninoss, realizzando le prime applicazioni che sfruttavano i primi download da mainframe per fornire dati ai primi fogli elettronici che giravano sui primi personal computer, suscitai una reazione tanto violenta quanto inaspettata dei miei più anziani colleghi. Questi allertarono i sindacati, che subito protestarono presso la direzione, paventando il pericolo che le nuove tecnologie potessero produrre disoccupazione. Avevo metà degli anni che ho adesso, e quindi metà dell’esperienza che ho oggi, e non riuscivo nemmeno a cogliere il problema, ritenevo, forse in modo non del tutto errato, che l’evoluzione tecnologica ormai era un dato di fatto, il non salire sul carro di essa avrebbe prodotto molta più di disoccupazione di quella che la tecnologia disoccupante stava creando. La tecnologia disoccupante poi comunque una forma di occupazione la garantiva in altro modo, dietro un semplice computer c’era un progetto complesso,  un ciclo produttivo. Forse si trattava solo di un cambiamento di occupazione da lavori di routine a lavori di cervello. Oggi mi rendo conto che il problema è molto più complesso, c’è una sfida in corso, tra il valore aggiunto che il lavoro umano può e deve dare alla tecnologia, magari evitando che questi diventi tecnologia disoccupante, e che la comunità umana ( non solo la politica) deve affrontare il problema del lavoro umano, a livello locale e globale, e verificare con onesta intellettuale se certe categorie e scelte etiche e culturali sono state corrette o se sono dei tabù che possono essere violati. Uno tra tutti, il lavoro della donna, fino agli anni sessanta in occidente era difficile non considerarla principalmente una casalinga, l’angelo del focolare domestico, oggi se qualcuno affermasse cose del genere, in occidente, verrebbe preso per un fondamentalista. Ma dal punto di vista matematico, con questo cambiamento di mentalità che avvenne nell’occidente nel corso degli anni sessanta,  la popolazione femminile che cerca lavoro raddoppia banalmente il numero, qualsiasi esso sia, di chi cerca lavoro. Proprio mentre l’evoluzione tecnologica (tecnologia disoccupante appunto), l’allungamento della vita media e dell’età media per andare in pensione diminuiscono fatalmente il numero degli occupati e della disponibilità dei posti di lavoro. In Italia significativamente l’aumento dell’età pensionabile, è stata voluta da un ministro donna, che tra le lacrime ha annunciato e fatto questo misfatto, e che forse pensava di fare del bene all’economia nazionale. Ha fatto, farà del bene questa riforma Fornero? O come ha pubblicamente dichiarato l’ex ministro del lavoro Damiano, durante una tavola rotonda che sì è svolta proprio qui a Terni,  è stato solo un facile modo per fare cassa? Credo che in questo caso abbia ragione l’ex ministro, ma credo che si debba cominciare a pensare alle problematiche del lavoro con un occhio anche alle questioni antropologiche. 😉 Può aiutare in questo senso il pensiero di un giovane e simpatico quanto semplice, frate cappucino mio amico, che scambiando due parole con me si chiedeva come mai con tanta disoccupazione che c’è in giro, i giovani non prendano di più in considerazione di abbracciare la vita religiosa. Non è la soluzione del problema lavoro giovanile, ma certamente è un approccio antropolgico al problema … 🙂 Claudio Pace Terni 15 9 2013 Blogger  Consigliere Prima Circoscrizione Terni Est

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3 thoughts on Tecnologia disoccupante? Visitando la centrale di Nera Montoro …

  1. il tratto del fiume nera che va da Narni alla confluenza con il Tevere, è forse uno dei più belli ed interessanti luoghi naturalistici e nello stesso tempo industriali che abbiamo in Italia.
    Consiglio a tutti di fare una passeggiata lungo gli argini del fiume, per ammirare le sorgenti d’acqua sulfurea, di uno splendido colore blu cobalto o la limpida profondità del fiume nei pressi di Stifone.
    Ogni ternano da ragazzo è stato a fare uno spuntino ed un bagno nella pozza di lecinetto, magari non si è soffermato più di tanto ad ammirare la centrale idroelettrica che si trova al di la della strada, un capolavoro di ingegneria ed è una fortuna, oggi, poterla visitare per rendersi conto della grandiosità di queste opere, Recentino, Nera Montoro, S. Liberato.
    Certo il tuo articolo, parla poco di questo e giustamente più del problema del lavoro, sai meglio di me, che una macchina, commette errori solo se il software è sbagliato, dove un uomo corre il rischio di sbagliare, una macchina renderà le cose estremamente semplici e perfette.
    è vero, può sembrare tecnologia disoccupante, come dici tu, però queste macchine hanno bisogno di manutenzione, costante ed accurata, quindi creano manodopera altamente specializzata.
    la conseguenza è un livello più elevato, sia di tecnologia che di manodopera.
    Credo che il problema della disoccupazione, soprattutto quella giovanile, sia da ricercare in uno spazio più ampio di quello dell’industria.
    Le centrali idroelettriche, sono state sostituite prima da quelle ad olio combustibile, oggi da quelle ad energie rinnovabili, domani chissà quali diavolerie usciranno fuori, la tecnologia non conosce limiti, la mia unica paura è che ci riporti all’età della pietra.
    per quello che mi riguarda, cerco di non comprare prodotti alimentari giapponesi ( pesce e frutta ) quella centrale nucleare ci sta uccidendo lentamente e neanche ce ne accorgiamo (tecnologia di sfoltimento) altro che archeologia industriale !
    non voglio essere pessimista, il progresso non va fermato se produce benessere, basta solo che questo benessere ci faccia stare meglio si in salute che al lavoro.
    Ciao.
    Maurizio

    1. 🙂 Condivido quanto scrivi, non la paura che ci porti all’età della pietra. Credo che se anche gli uomini con il loro fuoco riusciranno a distruggere tutto o quasi il nostro bel pianeta, si concluderà un’era ma non si ricomincierà daccapo vedi seconda parte di questo miohttp://www.claudiopace.it/adonai-fammi-strumento-della-tua-pace/
      Ciao e grazie per i tuoi interventi
      Claudio.

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