Armonizzare l'atmosfera

Cyberleghismo nei tweet di Matteo Salvini

Cyberleghismo nei tweet di Matteo Salvini

Cyberleghismo
Cyberleghismo il tweet di Matteo Salvini che propone una pena corporale per l’autore del crimine

Cyberleghismo

Esiste la Cyberteologia e non l’ha inventata il gesuita Padre Spataro, ha solo definito un fenomeno esistente dandone un nome assai accattivante, esiste il Cyberbullismo, esiste anche il Cyberleghismo, ed è quello con cui mi piacerebbe definire i tweet di Matteo Salvini, che tanto piacciono al popolo della rete perché molto popolari e molto da bar, nel senso che sono gli stessi commenti che potresti sentire al bar quando si sentono notizie drammatiche del tipo di quella del ragazzo napoletano a cui dei bulli hanno massacrato il colon sparandogli dentro l’ano con una pistola ad aria compressa. 

E’ una notizia che indigna, che Salvini non poteva farsi sfuggire per diffondere la sua concezione leghista, in questo caso eccezionalmente non rivolta contro i terroni o gli immigrati, visto che terrone anche era una vittima, ma proponendo una giustizia sommaria, un fai da te,  facciamo provare, a chi ha commesso il misfatto, lo stesso dolore che ha provato la vittima.  Ecco le parole scritte da Matteo Salvini sul suo tweet: …

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MARE NOSTRUM CHE SEI ARRIVATO A TERNI EST

MARE NOSTRUM CHE (FORSE) SEI ARRIVATO A TERNI EST IN VIA TRE VENEZIE.

Mare NostrumMare Nostrum

Terni una mattina di estate come le altre mattine, come queste mattine di estate, ancora fresche per gli effetti di una perturbazione che non ha ancora concesso ai primi vacanzieri il divertimento che si aspettavano ma che ha permesso a chi è rimasto in città un po’ di sollievo in attesa del caldo che già i metereologi annunziano molto afoso.

Come tutte le mattine prendo l’auto percorro via Trevi, attraverso l’incrocio molto pericoloso di villa Spadoni ed eccomi in via Tre Venezie, con un insolito spettacolo.

Una macchina di carabinieri ferma sulla mia corsia di marcia con le sirene accese e un gruppo di una ventina di uomini neri, per lo più giovani, tutti vestiti allo stesso modo, una tuta con il sopra blu e i pantaloni grigi, seduti e silenziosi con facce molto serie per non dire smarrite.

Non era proprio il caso di fermarsi a scattare qualche foto, per rispetto del lavoro dei carabinieri e del dramma di queste persone che non sembravano essere un gruppo sportivo in trasferta (potrei sbagliarmi per carità) ma delle persone provenienti da un centro di accoglienza più che in fuga, smarriti perché in effetti non tutti hanno dei parenti o delle comunità da qualche parte in Europa che li aspettano …

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