Armonizzare l'atmosfera

Santa Rita La Rosa e la Spina, la Misericordia e la Grazia …

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Non chiedere senza aver prima perdonato

 

Rita ebbe il privilegio di conoscere e di vivere

entrambe le vocazioni, alla vita matrimoniale e alla vita consacrata, e nella prima anche quella di essere madre, madre di due figli maschi.
Paolo Mancini, suo marito, avrebbe potuto  ringraziare Dio,  con uno di quei salmi che gli ebrei, ai tempi di Gesù,  cantavano quando salivano in pellegrinaggio sul monte Sion (Sal 127) e per questo preceduto da una breve scritta ‘Canto delle ascensioni’:

Beato l’uomo che teme il Signore

e cammina nelle sue vie.

Vivrai del lavoro delle tue mani,

sarai felice e godrai d’ogni bene.

La tua sposa come vite feconda

nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come virgulti d’ulivo

intorno alla tua mensa.

Così sarà benedetto l’uomo che teme il Signore.

Ti benedica il Signore da Sion!

Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme per tutti i giorni della tua vita.

Possa tu vedere i figli dei tuoi figli:

Pace su Israele!

Una pace che solo per alcuni anni tempo Paolo Mancini poté godere, se, come sembra, conobbe la morte, ed una morte violenta,  quando i suoi figli non avevano compiuto l’età di quattordici anni. La morte del marito Paolo, infatti, fu per Rita una grande prova, una nuova chiamata del suo amato Gesù che sempre mostrò tenerezza per le vedove e per i loro figli come narrano diversi episodi  dei vangeli come quello di Marco che nel brano seguente Mc 12,42-44  ci racconta di un episodio assai significativo :

Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: “In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.

Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.

L’evangelista Luca ci racconta della vocazione della profetessa Anna, una vedova che viveva nel tempio e che riconosce in Gesù colui il quale avrebbe dato la redenzione a Gerusalemme, ( Lc 2,36-38) e di una vedova di Nain a cui resuscita l’unico figlio morto  (Lc 7,11-16).

In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.

Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: “Non piangere!”.

E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: “Giovinetto, dico a te, alzati!”.

Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.

Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: “Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo”.

Una vedova diventa protagonista coraggiosa, non avendo più nulla da perdere, di una semplice ma significativa parabola lucana: Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi:

“C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.

In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.

 Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi”.

 E il Signore soggiunse: “Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.  E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare?

 Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. (Lc 18, 1-8)

Eppure Rita non chiese giustizia per il male che ricevette, ma donò generosamente il suo  perdono  mettendo in pratica le parole del Pater, chissà quante volte recitato, e pretese che anche i suoi figli perdonassero, essendo perfettamente cosciente che la spirale di odio, che aveva travolto suo marito, avrebbe potuto travolgere i suoi figli,  grazia che con insistenza chiese al Signore, consapevole che la vendetta, l’omicidio, sarebbe stato un gesto inutile che  li avrebbe separati da Dio per sempre.

Ecco una cosa da tenere bene a mente per chi si rivolge a Santa Rita venendo fino a Cascia o pregandola in qualsiasi altro luogo: se non si perdona completamente chiunque abbia potuto farci del male, non si ha speranza di chiedere a Dio qualsivoglia grazia  vedi Mt 5,23-24.

Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.

Il cuore di chi chiede deve essere puro da ogni forma di odio, per avere la grazia di chiedere nel nome del figlio di Dio e ottenere.

E’ possibile che Rita abbia chiesto perfino di far morire i propri figli piuttosto che essi morissero della seconda morte, quella eterna, se si fossero sporcati le loro mani del sangue dei loro nemici? Di certo viveva le parole del cantico delle creature di san Francesco di Assisi: Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengono infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.

Rita sposa,  madre, vedova quante cose  aveva già chiesto il Signore in pochi anni  di vita a questa giovane donna umbra, vero modello di Cristo, che come lui perdonò i suoi nemici, perdonò chi le aveva distrutto la sua famiglia,  perdonò come Cristo insegnò a fare nel Pater, e lei,  ritrovandosi nelle stesse condizioni di Giobbe poteva ben affermare (Gb 1,21):
“Nudo uscii dal seno di mia madre,e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!”.


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