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Santa Rita La Rosa e la Spina, la Misericordia e la Grazia …

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I messagi delle iconi

 

L’Umbria, è una terra ricca di santi, una terra ricca di chiese, che ancora conservano opere di insigni artisti o di umili frati che attraverso le immagini sacre trasmettevano al popolo, per la maggior parte analfabeta, i valori della fede Cristiana o esprimevano come per ex-voto una grazia ricevuta o sigillavano un patto di pacificazione tra famiglie perennemente rivali.

Così, le mille immagini diverse della Madonna, insegnano che c’è una Madre Celeste, che chiede al Padre per tutti gli uomini  l’adozione a figli e che sotto il suo manto misericordioso, spesso rappresentato come lo stesso il cielo stellato tenuto in alto dagli angeli, uomini e donne del popolo possono trovare rifugio. Curioso osservare come  l’iconografia girando il mondo varia nei suoi significati e simboli, il maiale, animale immondo nel Vicino Oriente, figura del demonio nell’iconografia orientale,  diventa una animale protetto dal buon Sant’Antonio del deserto. Questi eremita, lasciò ogni ricchezza per seguire Cristo e combattere una dura battaglia contro il Maligno, diviene il santo patrono degli animali, del maiale come degli altri, che costituivano per molte famiglie contadine, tutto il loro patrimonio, il necessario con cui vivere.  Come considerare demoniaca e immonda quella bestia che dava loro sostentamento? Cosi le chiese, per i molti ex-voto,  per la devozione dei  fedeli, per l’ostentazione della propria ricchezza e magnificenza di qualche nobile, si riempivano d’immagini di santi, nella quasi totalità vestiti di una veste religiosa, di papa, di vescovo, di frate  o di suora, . . .  Non c’ era concezione di santità senza abito,  non c’era santità nel mondo esterno ai conventi, ci si poteva al più salvare, ma senza pretendere di stare nella parte più alta del Paradiso. Questi era considerato come abitato solo da gente eccezionale, in maggioranza religiosi, forse qualche laico dell’epoca romana ma solo perché martire. Parole come queste del Concilio Vaticano II,  della costituzione dogmatica Lumen Gentium appaiono lontane:
[§11]. . . E infine i coniugi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio, col quale significano e partecipano il mistero di unità e di fecondo amore che intercorre tra Cristo e la Chiesa (cfr. Ef 5,32), si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale; accettando ed educando la prole essi hanno così, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio (cfr. 1 Cor 7,7). Da questa missione, infatti, procede la famiglia, nella quale nascono i nuovi cittadini della società umana, i quali per la grazia dello Spirito Santo diventano col battesimo figli di Dio e perpetuano attraverso i secoli il suo popolo. In questa che si potrebbe chiamare Chiesa domestica, i genitori devono essere per i loro figli i primi maestri della fede e secondare la vocazione propria di ognuno, quella sacra in modo speciale. . . .


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