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Lavoro Troncato ovvero la Spada di Damiano

Lavoro Troncato bilologo del ministro e dell’ex alla festa democratica

Lavoro Troncato

Lavoro troncato ovvero andare in pensione prima di quanto ha stabilito la Fornero ma con meno pensione, questa la cosa più significativa del dibattito tenuto ieri sera alla passeggiata di Terni durante la festa, preceduta da non poche polemiche,  del partito democratico locale. Durante il dibattito, tra il ministro del lavoro attuale e l’ex ministro Damiano, è emerso, come ovvio, che la coperta delle risorse disponibili messe a disposizione dal governo per il lavoro è troppo corta per soddisfare i bisogni di tutte le categorie che il ministro del lavoro ha elencato.  Un elenco in cui sono stati inseriti, i disoccupati, i precari, i lavoranti, gli esodati e i pensionati. Omessi significativamente i privilegiati, nonostante il tam tam della rete che continuamente fa vedere gli strastipendi degli impiegati diretti del parlamento italiano o dei supermanager, tanto per non parlare di altre categorie di persone che non rivendicheranno mai benefici per il lavoro usurante, per l’amianto  o simili e non avranno mai problemi di lavoro troncato. Il ministro si è presentato subito con una captatio benevolentiae molto di moda e ripetuta più volte, “io non sono un politico” … Captatio che a me non ha captato e non mi capta, perché vorrei tanto che ci fossero i politici alla guida dei ministeri e non i tecnici. I suoi tre interventi sono stati pieni di tecnicismi di lavoro di un ministro del lavoro, sinceramente per me, e credo anche per il pubblico presente, un po’ difficili da seguire perché ciascuna delle problematiche citate, poteva essere da sola l’argomento di discussione dell’intera serata. Nonostante la complessità degli argomenti, la gran parte del pubblico presente ha comunque applaudito sia il ministro che l’ex ministro.

La discussione ad un certo punto, su sollecitazione dell’un po’ prolisso moderatore, che ha citato un intervento di Caritas e Acli, è andata su una questione amletica ‘aiutare i poveri’ o ‘aiutare i pensionati’? Sottointeso con qualche risorsa in più che magari venisse fuori non si sa da cosa.  Damiano ha risposto ‘aiutare i pensionati perché non diventino poveri’, io avrei risposto ‘aiutiamo i lavoratori a lavorare perché con il loro lavoro possano pagare le pensioni dei pensionati non facendoli diventare poveri e non diventando, essi stessi poveri’. I lavoratori non hanno bisogno delle proposte della Caritas o delle Acli, di elemosine, hanno bisogno di scelte coraggiose del governo nazionale e delle amministrazioni locali in grado di tagliare gli sprechi e i privilegi dove sono effettivamente, di eliminare leggi e leggine che rendono quasi impossibile lavorare in Italia costringendo quasi, i capitali e gli stessi imprenditori italiani a trovare in Svizzera o in Carinzia ambienti più accoglienti per svolgere il loro mestiere. I lavoratori hanno bisogno di una giustizia rapida per tutti, in modo che, chi impiegasse il suo denaro in Italia e volesse recuperare il credito, riceva risposte in tempi ragionevoli e non in tempi biblici. Per non parlare del problema dell’accesso al credito per le famiglie e per le imprese e di come viene impiegata la liquidità che ogni tanto arriva alle banche dalla BCE. Queste sono le necessità di giustizia e di efficienza a cui il governo del paese, rappresentato dal palco da uno dei suoi ministri, dovrebbe rispondere se non vorrà occuparsi sempre più di provvedimenti sulla cassa integrazione in deroga e di aliquote Iva o di stratagemmi per fare tirare a campare la gente come quello del lavoro troncato. 

In un dibattito che è stato solo un dialogo tra i due del palco, anzi un bilologo perché sinceramente ciascuno ha detto le sue senza tanto curare dei discorsi dell’altro, è stato difficile davvero andare troppo a fondo sulle questioni. Per esempio approfondendo quella del lavoro troncato, ovvero la nota proposta di Damiano di fissare una età x, per esempio 66 anni e dire, se vai da 62 a 66 prendi meno pensione se vai oltre prendi più pensione. Amaramente si constata che gli stessi lavoratori che fino al 2011 andavano in pensione a 60 anni non hanno avuto questa spada di Damocle o meglio spada di Damiano, e chi rischia il licenziamento senza più l’ombrello dell’articolo 18 potrebbe trovarsi nella condizione di scegliere la penalizzazione del lavoro troncato, “senza scegliere”. Da l’ex ministro Damiano mi sarei aspettato più dettagli sulla sua proposta, che non esito a definire la Spada di Damiano, piuttosto che sentire continue frecciate contro Brunetta e l’Imu da far pagare ai ricchi, che tanto consenso hanno ricevuto tra il pubblico presente ma che meritavano un confronto con il loro alleato principale di questo governo politico che questi giorni sapremo se si ferma o se va avanti per la sua strada ad affrontare i tanti problemi, come quelli del ‘lavoro’, che ci sono nel paese.  

Ma piuttosto che pensare al lavoro troncato, non sarebbe meglio azzerare la legge Fornero,  magari con un referendum, se proprio il parlamento, pagato da noi contribuenti, è incapace a legiferare sulla questione e di farci tornare alla ben più equa situazione precedente alla riforma Fornero? Lo stesso ex ministro Damiano l’ha ben descritta ricordando che prima della legge Fornero, l’età media italiana dei messi in pensione era in linea con la media europea e che la riforma Fornero, sue testuali parole, è stato un modo per fa cassa con le pensioni. Ma non è il caso, invece di proporre il lavoro troncato,  di cominciare a rivedere la struttura stessa del sistema pensionistico e del modo di concepire il lavoro e le pensioni? Se fosse stato dato spazio alle domande, avrei chiesto al ministro cosa ne pensasse delle affermazioni del giapponese Akira Amari che in Italia ha dichiarato che si può lavorare fino alla morte. Mi sarebbe piaciuto e mi piacerebbe sentire la risposta del ministro, dell’ex ministro, a cui manderò questa mia, e della gente presente al bilologo o che ne legge questa mia breve sintesi sulla proposta di lavoro troncato.

Il mondo del lavoro sta cambiando velocemente, lavoro troncato o lavoro equo che sia, la gente ne ha bisogno, ma c’è bisogno, non di parlare di lavoro troncato, ma di un contesto che ne regoli più armoniosamente l’esercizio, di leggi che ripristinino, ad esempio, il sacrosanto diritto al riposo domenicale (in direzione opposta alla legge voluta da Monti) come al riposo dopo una lunga carriera lavorativa (in direzione opposta alla legge voluta da Monti e da Fornero). Che si ritrovi il giusto equilibrio tra le esigenze del mercato e le esigenze di veri e autentici rapporti familiari che non possono essere immolati all’altare della ricchezza e che sono quel valore aggiunto che il lavoro italiano ha dato e darà nel mondo. Coloro che vivono per lavorare e lavorano per vivere, e purtroppo ce ne sono tanti, oltre ad essere infelici, solo apparentemente producono ricchezza, in realtà sviliscono la ricchezza stessa e rendono tutti più poveri, più nevrotici e meno … felici.  

Claudio Pace Terni 4/9/2013 Blogger Consigliere Prima Circoscrizione Terni Est


4 thoughts on Lavoro Troncato ovvero la Spada di Damiano

  1. Caro Claudio, quante chiacchere fanno i politicanti ! parlano anche se non hanno nulla da dire perchè non sanno quel che dicono e usano paroloni per non fare capire che non sanno quel che dicono.
    La natura è più semplice e Dio anche.
    Lavorare serve per vivere dignitosamente, come si conviene a quelli che già sono figli di Dio.
    Diversamente sarebbe un Dio ben strano quello che ci ritiene Suoi figli e poi ci tratta da straccioni, da morti di fame …
    La natura proporziona le nostre forze vitali in proporzione ad momento che stiamo vivendo.
    Così dovrebbe essere il lavoro. Tanto da giovani e sempre di meno da vecchi.
    In altre parole : Part-time non si nasce, ma si diventa.
    Se il lavoro serve per vivere, così dovrebbe riproporzionarsi anche il suo frutto, che, come dice Giovanni Paolo II, è il salario.
    Come è chara e semplice la natura !
    Noi abbiamo inventato le superpensioni, i superstipendi e i giovani disoccupati, il precariato.
    per es. cosa se ne fa il comunista (sic !) Napoletano di 22.000 €uro al mese a 88 anni ?
    Fra poco sarà nella situazione di doverlo spiegare rendendo il suo conto, e io non vorrei proprio essere nei suoi panni !
    La legge sul riposo domenicale era del 1934. C’è voluto un ‘tecnico senatore a vita con altri 20.000€ al mese, per toglierla…
    Siamo in mano a guide cieche, in primis i sindacati. Per fortuna che è arrivato Francisco. Io sto con lui.
    Vincenzo

  2. Cari Vincenzo e Claudio, sono daccordo sulla finalitò principale del lavoro, serve a garantire la dignità. Se ce la toglieranno ciascuno di noi saprà come reagire. Di certo la maggior parte degli esclusi sarà pronto per aderire a un qualsiasi movimento di tipo autoritario che si trovi a promettere la restaurazione della dignità, appunto.

  3. io penso che si deve lavorare per vivere, non si deve vivere per lavorare….
    chi dice di vivere per lavorare è solo perché sfrutta chi lavora per vivere…
    ….con il sistema creato ora di dovrà morire per andare in pensione…e quindi alla fine si lavora per morire?

    1. I monaci benedettini avevano come motto ‘ora et labora’. In effetti con l’orazione, che altro non è che un parlare a tu per tu con Dio, il lavoro assume un significato diverso: si lavora per accumulare ricchezze eterne. Pensate ad un medico che orando ha capito che il malato non è un semplice paziente ma è Cristo stesso che gli appare in forma di malato, che cure avrà per lui? E cosi qualsiasi professione anche quella di chi sbuccia le patate o lava i piatti. Nell’orazione si scopre Dio Amore e lo si riversa nelle semplici cose di ogni giorno … e alla fine si lavora per vivere oltre la vita terrena che abbiamo santificato facendo bene il nostro lavoro e con il giusto spirito di servizio.

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