Armonizzare l'atmosfera

Charles de Foucauld fratello universale cioè… cattolico

Charles de Foucauld

La chiesa cattolica, a più di un secolo dalla sua morte,

canonizza Charles de Foucauld, il fratello universale…

come lui stesso si autodefinì, esprimendo con chiarezza l’intenzione di

volere abituare tutti gli abitanti del mondo, cristiani, musulmani e ebrei

e idolatri a guardarlo come loro fratello: il fratello universale.

Un’espressione che mi ricorda l’esperienza di una celebrazione liturgica,

a cui partecipai da ragazzo, tanti anni fa a Taizè,

e nella quale era prevista la recita del credo in francese,

stampato in un foglietto per facilitarne la recita comunitaria e dove,

forse per evitare qualche mugugno, alla parole ‘cattolica’ del credo

(Je crois en l’Église, une, sainte, catholique et apostolique)

fu aggiunta sopra la parola ‘ universelle’.

Universale, già perché la parola cattolico,

che deriva dal greco καϑολικός significa proprio universale.

Catechismo della chiesa cattolica

Lo spiega bene il catechismo della chiesa cattolica nei punti 830 e 831.

830 La parola “cattolica” significa “universale” nel senso di “secondo la totalità” o “secondo l’integralità”.

La Chiesa è cattolica in un duplice senso

È cattolica perché in essa è presente Cristo. []

831 Essa è cattolica perché è inviata in missione da Cristo alla totalità del genere umano: [

Questi due aspetti, di un testo scritto molti anni dopo il vissuto di Charles de Foucald, ne spiegano bene il senso.

Charles de Foucald testimoniò la presenza di Cristo nella Chiesa Cattolica,

e nello stesso tempo la sua stessa vita fu il vivere la missione dell’invio della chiesa da parte di Cristo a tutta l’umanità,

di cui quella dei popoli del Sahara dell’inizio 900 fu una significativa rappresentanza.

Lui che travestito da ebreo, primo occidentale nella storia,

riuscì ad esplorare il Marocco, rischiando la testa,

per pura curiosità e spirito di avventura.

Lui, colpito dalla fede e dalla prassi di preghiera dei musulmani,

che non ravvisava nel mondo cristiano da cui proveniva,

si avvicinò alla fede non come fosse un atto culturale, astratto,

da vivere nella speranza di essere migliori degli altri

e guadagnarsi dopo una vita più o meno tranquillo

un meritato felice riposo eterno,

ma come un incontro filiale con il Padre

che come fosse un altro Gesù osava chiamare ‘Padre mio’,

volendo fare esclusivamente il suo Divin Volere e pregarlo cosi…

Padre Mio

io mi arrendo a te,

fa di me ciò che ti piace.

Per qualunque cosa tu voglia fare di me io Ti ringrazio.

Sono pronto a tutto, accetto tutto.

La tua volontà si compia in me e in tutte le tue creature.

Non desidero altro, mio Dio.

Affido la mia anima alle tue mani, te la dono mio Dio,

con tutto l’amore del mio cuore perché ti amo,

ed è per me un bisogno d’amore di donarmi,

di affidarmi nelle tue mani senza riserve con infinita confidenza

perché Tu sei il Padre mio.

Sahara e Sara

Studiò la lingua, la cultura, le poesie dei Tuareg,

convinto che anche a loro, con il passare del tempo,

sarebbe potuto giungere l’annuncio del Cristo,

che non avrebbe distrutto il loro mondo,

come sta avvenendo oggi un po’ per tutte le culture per via della globalizzazione,

ma lo avrebbe in qualche modo completato,

perché il mistero di un Dio che si fa carne, senza smettere di essere Dio, riguardava anche loro e anche a loro si sarebbe dovuto, giammai imporre, ma annunciare.

Una visione rispettosa quella di Charles de Foucauld per tutte le culture e religioni, ma non sincretica ne superficiale:

l’annuncio della Buona Novella a tutti i popoli rimaneva lo scopo più importante della sua vita.

Charles de Foucald si sentì inviato da Dio a predicare, nel deserto del Sahara, creato così vasto e particolare con un perché che noi uomini ignoriamo.

Con le popolazioni del posto si limitava a suggerire i precetti di una religione naturale, e non andare oltre,

riteneva prematuro parlare loro di Gesù,

ma non ebbe paura di essere sterile nella sua predicazione,

forse pensando che la moglie di Abramo, madre della sterilità,

ha generato solo quasi alla fine della sua vita,

e il suo nome è proprio Sara…

Se il chicco di frumento non muore

Ucciso quasi per sbaglio da un gruppo di predoni nel deserto che lo aveva rapito, Charles de Foucald divenne lui stesso seme,

e tutto ciò che aveva fatto e scritto come il seme nella terra, solo dopo anni fruttificò, quando furono pubblicati e resi noti a tutto il mondo i suoi scritti,

a partire dalle sue lettere e soprattutto la sua testimonianza d’amore verso un mondo che dall’inizio del novecento all’inizio del duemila non ha superato le sue divisioni.

Forse il mondo di oggi ha ancora più contraddizioni di quello dell’inizio del  secolo scorso, ma è proprio per questo che in Charles De Foucald trova un testimone d’amore, che assistito spiritualmente dall’amore femminile di un’altra anima forte, Mairie de Bondy, ha generato figli e figlie che condividono lo stesso zelo, lo stesso spirito di amore, che feconda anche dove c’è il deserto e l’ambiente sembra più sterile.

Claudio Pace. 26 7 2020

Charles de Foucauld


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